Non tira un buon vento sull’informazione e sulla sua autonomia dai grandi poteri, e vale tanto per il servizio pubblico quanto per i media in generale. Lo hanno detto Fnsi e Usigrai, nel convegno promosso questa mattina e dedicato appunto all’autonomia del giornalismo.
Secondo il segretario della Fnsi, Franco Siddi, prima con il disegno di legge sulle intercettazioni, poi con le nomine Rai, “c’è il tentativo di irregimentare il sistema, magari fatto in maniera dolce ma comunque fatto”. Siddi ha rilevato che “oggi la crisi fa sì che si concentri nelle mani dell’esecutivo il potere economico e quindi anche il potere mediatico. Un modello che purtroppo sta prendendo piede anche in altre realtà europee”.
Per Carlo Verna, segretario dell’Usigrai, con le recenti nomine Rai “è stato tratteggiato già un punto di quel disegno nato altrove. Un disegno ben preciso, ideato e pensato in una sede diversa, nonostante in Rai ci siano risorse umane già pronte. E’ possibile garantire il pluralismo senza lottizzare?”. Verna ha quindi chiesto che il vertice Rai “pretenda autonomia. Le nomine sono una cartina di tornasole che non inganna, non sbaglia”, e il servizio pubblico “deve stimolare nella gente la voglia di capire”.
E’ intervenuto tra gli altri anche Paolo Gentiloni che ha fatto un rapido cenno alle vicende di questi giorni che riguardano più da vicino il premier Berlusconi, e in particolare l’attenzione marcata di alcuni organi d’informazione. Gentiloni ha sostenuto che “accertare la veridicità di certi fatti è legittimo da parte dei mass media, mentre altra cosa è chiedersi se certe questioni private sia opportuno o meno da prendere in esame”.
Per Giuseppe Giulietti, portavoce dell’associazione Articolo21, “c’è in giro un clima di paura e di autocensura, e far finta di non saperlo ci espone a gravi rischi. La cultura del conflitto d’interessi sta producendo i suoi effetti, quasi di tacita accettazione di un polo Rai-Mediaset e si parla esplicitamente di persone da allontanare”. Il parlamentare dell’Idv ha concluso chiedendo a Garimberti e Masi “l’impegno che la lista di nomi usciti da Palazzo Grazioli venga cestinato e le altre nomine maturino diversamente, e l’impegno che chi è in un’azienda pubblica possa effettivamente lavorare in un’azienda pubblica”.