Un’altra lista di presunti putiniani ha fatto la sua comparsa sullo scenario politico italiano, Fnsi e Usigrai si infuriano. E le polemiche, questa volta, sono bipartisan. Il deputato Pd Andrea Romano, nei giorni scorsi, ha presentato un report di alcune associazioni vicine alla galassia di Open Society che metteva nel mirino diversi personaggi ritenuti troppo vicini alle idee propugnate dalla Russia. Da Marc Innaro, l’inviato del Tg2 finito nel mirino per le sue corrispondenze da Mosca, fino a Gian Micalessin e perfino il regista americano Oliver Stone, Corrado Augias e diversi altri volti dell’informazione.
Il nuovo rapporto ha fatto infuriare la Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Usigrai. Le sigle di rappresentanza dei giornalisti hanno stigmatizzato l’iniziativa: “Le liste di proscrizione sono inaccettabili qualunque sia la natura e il colore. In passato, siamo intervenuti contro le campagne del blog delle stelle, non abbiamo fatto sconti agli assalti delle destre estreme, abbiamo denunciato gli squadristi, abbiamo accompagnato in aula i cronisti minacciati e costretti ad una vita ‘sotto scorta’. Gli elenchi forniti dal deputato pd Romano e da alcuni suoi colleghi, nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio, non fanno eccezione”.
Ma non basta: “Sono inquietanti nella forma e nella sostanza, anche perché accolgono acriticamente il contenuto di dossier redatti da organizzazioni di cui fino a ieri si ignorava l’esistenza”. Per Fnsi e l’esecutivo Usigrai: “Uno accanto all’altro sono finiti i nomi di giornalisti e opinionisti più disparati; colleghe e colleghi di Rai, Mediaset e della carta stampata, noti da sempre per il loro equilibrio, la loro professionalità e autonomia di giudizio. Questi metodi sono intollerabili e ci auguriamo che, anche all’interno delle forze politiche, si voglia aprire una riflessione critica”.
Dunque i giornalisti hanno tuonato: “Spiace, infine, constatare come da una parte della politica arrivino soltanto attacchi alla stampa e mai provvedimenti per liberare l’Italia da norme liberticide, quali le querele bavaglio, tutelare il segreto professionale e combattere la piaga dello sfruttamento dei giornalisti. “Se il nostro Paese continua a scendere nelle graduatorie internazionali sulla libertà di informazione è perché la politica, invece adeguare le norme alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’Uomo, continua a stilare le liste degli sgraditi e dei graditi”.
Dunque Federazione nazionale della Stampa Italiana e Usigrai hanno promesso che “continueranno ad opporsi ai bavagli di Putin e a ogni forma di attacco alla libertà di espressione e al diritto di cronaca in Russia, Ucraina, Bielorussia e Siria, come hanno sempre fatto anche quando uomini di governo e parlamentari italiani, con poche eccezioni, si recavano in pellegrinaggio da Putin perché, allora, l’odore dei soldi era più forte del profumo dei diritti”.