Una nuova stagione contrattuale, che includa pienamente il lavoro autonomo. Una radicale riforma dell’Ordine, ispirata al principio che il giornalismo è un bene pubblico e che giornalista è chi lo fa in maniera professionale, anche se non esclusiva o prevalente. Sono le due indicazioni “politiche” ispirate dall’ultimo Rapporto di Lsdi sulla professione giornalistica in Italia che verrà presentato domani 5 novembre a Roma (Giornata internazionale ”Stand up of journalism” Efj/Ifj), a partire dalle 10.30, nella sede della Federazione nazionale della stampa (Corso Vittorio Emanuele, 349).
Alla presentazione dello studio di Lsdi seguirà un incontro sull’impatto fortemente negativo che le pratiche di sorveglianza di massa denunciate col Datagate stanno avendo sul giornalismo d’inchiesta a livello globale. Al centro della prima parte il Rapporto di Lsdi – intitolato “Il paese dei giornalisti” – da cui emergono dati particolarmente rilevanti tanto da far sorgere il dubbio che l’impianto complessivo del giornalismo italiano possa implodere su se stesso anche a breve termine.
All’iniziativa interverranno, fra gli altri: Gianfranco Astori (vicepresidente Fondo di previdenza complementare), Maurizio Bekar (Commissione lavoro autonomo della Fnsi) Daniele Cerrato (presidente Casagit), Enzo Iacopino (presidente Ordine dei giornalisti), Pino Rea (coordinatore di Lsdi e curatore del Rapporto), Paolo Serventi Longhi (vicepresidente Inpgi), Franco Siddi (segretario generale Fnsi).
Domani è anche la giornata di “Stand up for Journalism”, promossa dalla Federazione europea dei giornalisti, che quest’anno ha come slogan: “I giornalisti non sono criminali”. Con novembre, infatti, comincia il mese di testimonianza dei giornalisti europei per il rispetto della dignità e autonomia del loro lavoro. Centrali di potere di ogni genere tendono a criminalizzarli e ne fanno spesso un bersaglio. Per questo Efj,Ifj e Fnsi stanno inviando a tutte le autorità europee il seguente appello: ”Chiediamo una cultura di rispetto per i diritti dei giornalisti a informare i cittadini lealmente; l’accesso alla ricerca della verità è il primo diritto da affermare e tutelare. Chiediamo perciò la tutela delle nostre fonti. Siano bloccati tutti gli abusi e le interferenze di controllo dei servizi di intelligence. Nessuna politica di sicurezza degli Stati li giustifica. E’ interesse pubblico che i giornalisti siano, e possano essere, i garanti di una informazione libera e plurale che tenga gli occhi aperti su tutti i poteri. E’, quindi, ora che tutte le leggi che criminalizzano il giornalismo, e ne limitano la funzione, siano cancellate. I giornalisti non sono criminali”. La seconda parte della mattinata, quindi, sarà dedicata alle proteste scoppiate dopo la scoperta dei nuovi sistemi di sorveglianza di massa messi in atto da centri di intelligence come la NSA e alle difficoltà per il giornalismo investigativo. Sarà presente Cecilia Ferrara, di IRPI (Investigative Reporting Project Italy), un Centro di giornalismo investigativo nato nel gennaio scorso, che, fra l’altro, illustrerà Irpileaks, una Wikileaks italiana appena lanciata. Concluderà l’ incontro Franco Siddi.
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