La Federazione nazionale della stampa ha riunito, ieri, i rappresentanti delle diverse forze politiche. All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il sottosegretario Ricardo Franco Levi (Pd), Cesare Salvi (Sinistra Arcobaleno), Giuseppe Giulietti (Articolo 21), Valdo Spini (Ps), Marco Beltrandi (Radicali), Rodolfo De Laurentiis (Udc), Roberto Cuillo (Pd), Gianni Montesano (Pdci), Pancho Pardi (Idv) e unico esponente del centrodestra, Maurizio Gasparri (An).
Tra i temi caldi del dibattito, la revisione del sistema dei finanziamenti pubblici all’editoria, in particolare ai giornali di partito: “Non vanno cancellati”, ha sottolineato il segretario Fnsi, Franco Siddi, “Ma vanno eliminati quegli elementi normativi che consentono ai pirati del settore di avere gioco facile”.
Ricardo Franco Levi, che si è impegnato a ripresentare da parlamentare la sua proposta di riforma dell’editoria rimasta al palo nella scorsa legislatura, ha detto: “Mi chiedo se non sia venuto il momento in cui siano i gruppi parlamentari a finanziare direttamente i giornali che considerano proprio organi di partito”.
Giulietti ha proposto di “Ripartire dalle parti condivise dei disegni di legge Bonaiuti e Levi, in particolare quelle relative alla semplificazione burocratica e amministrativa e alla riduzione dei contributi discrezionali, in particolare alle aziende quotate in Borsa, per premiare chi crea nuove occasioni produttive: su queste basi si può predisporre una nuova riforma che può essere approvata dal Parlamento entro sei mesi”.
De Laurentiis ha sottolineato le ipocrisie della politica su questi temi: “Avevamo presentato un emendamento alla Finanziaria 2007 per abolire il finanziamento ai giornali di partito, ma è stato bocciato”.
Per il direttore generale della Federazione degli editori, Alessandro Brignone, “L’importante è che si approcci la riforma dell’editoria con una visione industriale: bisogna vedere cosa serve alle imprese editoriali per restare sul mercato, più che mai nella prospettiva di un nuovo pareggio che potrebbe bloccare il Parlamento”.
Ad esclusione della posizione di Beltrandi, che si è detto favorevole all’abolizione dell’Ordine dei giornalisti e a una riforma della Rai “che affidi il servizio pubblico mediante appalti temporanei a soggetti vincitori di gara a livello nazionale e locale”, qualche spiraglio al dialogo tra le parti si è aperto sulla riforma del sistema tv e della Rai. Un’esigenza su tutte: “Adeguare la legge vigente ai richiami dell’Europa in materia di accesso alle frequenze”, come ammesso da Maurizio Gasparri. Quanto alla governance di Viale Mazzini, “Possiamo discuterne”, ha aggiunto Gasparri, “Ma finché la Rai resta pubblica, non vedo alternative a una nomina dei vertici attraverso il Parlamento, eletto dai cittadini”.
Fabiana Cammarano