Finanziamento pubblico per l’editoria, scontro Pd-M5S alla Camera

Si è aperta la discussione alla Camera sulla proposta di abolizione del finanziamento pubblico per l’editoria chiesto dal Movimento 5 stelle. Secondo Roberto Rampi (Pd) il taglio del contributo all’informazione, soprattutto locale, “rappresenterebbe un bavaglio”. Giuseppe Brescia (M5S): “Abolire l’ordine dei giornalisti”

È iniziato alla Camera il dibattito sul futuro dell’editoria in Italia. Sul piatto due proposte: da un lato l’abolizione del finanziamento pubblico per l’editoria proposto dal Movimento 5 Stelle, dall’altro la proposta di riforma del settore del Partito Democratico.

Il deputato Pd Roberto Rampi è intervenuto in qualità di relatore a cui la commissione Cultura di Montecitorio ha dato mandato a riferire negativamente sulla proposta M5S di abolizione del finanziamento pubblico all’editoria. Ha spiegato alla Camera che la maggioranza della Commissione “è contraria all’abolizione tout court delle norme attuali”, anche se tutti i membri sono d’accordo sulla necessità di grandi cambiamenti in nel comparto dell’editoria.

“Revisione radicale del sistema”. Secondo il deputato Pd bisogna fare tesoro “delle modifiche introdotte nel 2010 mai entrate in normativa primaria”. Si tratta di un regolamento che ha disposto la semplificazione della documentazione per accedere ai contributi, e ha incluso alcuni requisiti per l’accesso ai contributi, per esempio: una percentuale minima di copie vendute su quelle distribuite; nuove modalità di calcolo per i contributi diretti, riferite all’effettiva distribuzione della testata; parametri connessi all’occupazione professionale.

“Il sostegno all’editoria, ha sottolineato Rampi, “è ancora largamente presente e diffuso nei paesi dell’Unione Europea, dove raggiunge nel complesso un livello notevolmente superiore a quello vigente in Italia”. In merito alla destinazione del contributo, Rampi ha spiegato che “i grandi giornali non sono più destinatari di alcun contributo diretto e le 220 testate beneficiarie di contributi pubblici, cooperative di giornalisti e quotidiani e periodici editi da imprese facenti capo a fondazioni o enti morali, rappresentano quantitativamente una realtà minoritaria rispetto all’insieme delle testate operanti sul mercato. Inoltre nell’ambito dei 220 beneficiari dei contributi, i giornali di partito erano 11”.

Rampi ha espresso la volontà di abbinare la proposta di legge presentata dal M5S a quella del Pd, “in modo da permettere al Parlamento di innovare e aggiornare la normativa”.
I pentastellati, dal canto loro, non sono rimasti in silenzio ad ascoltare: il deputato, e membro della commissione Cultura, Giuseppe Brescia ha annunciato che nei prossimi giorni il gruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera presenterà una proposta di legge per abolire l’ordine dei giornalisti.

I grillini hanno commentato aspramente i lavori alla Camera:Il giornalismo non potrà mai essere controllore del potere finché il potere controlla il giornalismo. Il M5S parla di caduta dell’“ultimo velo sul sodalizio malato che in Italia lega stampa e politica: i partiti hanno fatto ‘outing’ e non voteranno per l’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria”. Secondo il gruppo del Movimento 5 Stelle la richiesta di riportare la proposta di legge in commissione Cultura e abbinarla a quella del Pd porterebbe inevitabilmente a uno “svuotamento” dei suoi contenuti.

Nella loro critica i pentastellati fanno riferimento sia al fatto che il Pd ha presentato la sua proposta all’ultimo secondo, dopo più di un anno di lavori in commissione, che alle ultime stime sulla libertà di stampa in Italia. Già lo scorso maggio avevamo parlato della graduatoria di Freedom House, secondo cui l’Italia è la pecora nera d’Europa. Per questo motivo, sostengono i 5 Stelle, il finanziamento pubblico non tutela la libertà di informazione.

Al termine della discussione alla Camera Sesa Amici ha dichiarato che in ogni caso “il Governo si rimetterà alle decisioni dell’Aula”. La sottosegretaria alle Riforme ha poi spiegato che “la necessità di voler riformare il settore, già presente nelle parole del sottosegretario Lotti, è la testimonianza di una decisione di merito per trovare una soluzione, che passi per la costituzione di un fondo per rimettere ordine e superare la frammentarietà”.

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