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Filiera carta. Anselmi:”Bisogna puntare sulla qualità”

L’Italia è ultima in Europa quanto a spesa pubblica per la cultura e penultima per quella destinata all’istruzione (dati 2011). I consumi di libri e giornali sono calati del 25% in sette anni (del 7% nel 2013) contro il -2,5% dei consumi finali. I nuovi media digitali, a loro volta, erodono il mercato della stampa. Una fiscalità record limita lo sviluppo e la crescita delle imprese (52,6% effettiva, rispetto a un 31,4% nominale e a una media europea del 22%). Lo scrittore Ian Sansom, certo, ricorda che la carta non sparirà dagli uffici e che rimane fondamentale «per poter dire “io c’ero”». Gianni Letta, presidente di Civita, nota a sua volta come i 140 caratteri del tweet «disperso nella Rete» vengono rilanciati alle agenzie di stampa «perchè la politica si fa con la carta». Lo scenario resta difficile: il settore carta, editoria e stampa, il cui fatturato complessivo, pari a 31, 4 miliardi, è calato del 4,4% nel 2013 sul 2012, quand’era sceso dell’8,6% annuo, tende a divaricare il proprio andamento a causa dell’inasprimento della crisi per il settore “stampa e grafica” mentre la cartotecnica vede crescere l’export. Per Assocarta, una delle associazioni della filiera, l’estero vale il 44% della produzione e il 50% del fatturato. Per l’intera filiera, l’export vale il 28,8% del fatturato nel 2013; una percentuale in costante crescita dall’anno 2000. Al tradizionale appuntamento del settore le imprese non nascondono la crisi, ma hanno idee precise su come uscirne. «Non ci presentiamo con il cappello in mano – sottolinea Giulio Anselmi, presidente della Fieg. Ci troviamo in una fase di passaggio: il lavoro fatto dal sottosegretario Giovanni Legnini deve andare avanti per sostenere una trasformazione epocale quale quella in corso. Occorre un decreto presidenziale per dare attuazione alle norme varate con la legge di stabilità». Il sottosegretario uscente con delega all’editoria, Giovanni Legnini, apre all’ipotesi di utilizzare la leva fiscale anche a favore degli investimenti pubblicitari “incrementali” sulla stampa. «È un’ipotesi che deve ancora maturare – spiega – ma siamo di fronte al crollo della pubblicità mentre quella sull’online è cresciuta del mille per cento dal 2005 ad oggi. Va superata dalla politica una visione ragioneristica che traduce in minori entrate immediate un percorso virtuoso che, invece, aumenterebbe consumi e introiti fiscali. Confesso: c’è ancora un deficit di comprensione su questo». Marco Polillo, presidente dell’Associazione degli editori di libri, attacca alcune misure varate dal governo uscente: «La detrazione fiscale sull’acquisto di libri permetterà un risparmio di sei euro. La Ragioneria di Stato ha fatto “saltare” tutto perchè mancava la copertura. Il Fondo straordinario per l’editoria, varato con la legge di stabilità, non comprende i libri». Alessandro Nava, dell’Università Bocconi, che ha realizzato, come ogni anno, l’analisi sui trend e le proposte di crescita, illustra queste ultime. Si va dal rifinanziamento del credito agevolato per le imprese della filiera, all’istituzione di un credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali, compresi i software applicativi e l’aggiornamento professionale. Si chiede poi la promozione della lettura e misure anticongiunturali, come il credito d’imposta per l’acquisto della carta e quello sugli investimenti pubblicitari che eccedono quelli realizzati nell’esercizio precedente, a partire dall’anno in corso e almeno nei due anni successivi.

(sole24ore)

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