Oltre il 15% dei navigatori abituali della rete visita siti di editori associati alla Fieg o ad emittenti radio tv, ma a tali percentuali non corrisponde un equivalente ritorno in termini economici per le imprese editoriali. Infatti sebbene le opere siano protette da copyright, uno studio della Pew Institute del 2010 dimostra che ogni contenuto editoriale proposto in rete ha in media 4,4 copie illegali. E ciò nonostante «la legge del 22 aprile 1941 n. 663 asserisca che ogni forma di testo anche breve, è coperto da copyright e non può essere copiato, riprodotto anche in altri formati o su supporti diversi. L’unica eccezione è consentita sotto forma di riassunto, citazione o riproduzione dei brani o di parti del testo, coperti dal diritto d’autore a scopo di studio, discussione, insegnamento o documentazione, affinché vengano citati autore e fonte e non si agisca a scopo di lucro». Tutto ciò spinge la Fieg a chiedere una maggiore tutela dei contenuti in rete e lo fa in occasione della consultazione pubblica avviata dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sul nuovo regolamento per il diritto d’autore su internet.
La Fieg chiede all’Agcom di non focalizzarsi esclusivamente sul settore audiovisivo e radiofonico e dare maggiore attenzione alle problematiche dell’informazione giornalistica quotidiana e periodica in rapporto alle nuove piattaforme.
Sul tema delle licenze collettive estese che sembrano essere applicabili anche agli editori e delle quali già si accennava nella precedente delibera dell’autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni n. 668/10/CONS, la Fieg chiede il riconoscimento di un’adeguata remunerazione ma, nello stesso tempo, rivela l’anomalia italiana: la Siae figura come unico e solo ente di gestione collettiva dei diritti di tutti i contenuti editoriali anche quegli on line.
Il monopolio di un unico ente con il relativo ruolo di mediatore è, a parere della Fieg, una situazione anomala, posizione avvalorata da recenti casi internazionali e nazionali in cui si è provata l’efficacia di organismi alternativi nella gestione dei diritti editoriali. Ruolo che, in Italia, propone la Fieg, potrebbe essere riconosciuto all’Agcom.
Arianna Esposito
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