Una legge bibartisan per l’editoria, una disciplina condivisa da tutte le forze politico-parlamentari: la chiedono, oggi, al futuro parlamento, la FIEG, la FNSI e gli Onorevoli Giulietti e Bonaiuti. Sarebbe ormai il momento giusto vista la praticabilità di una strada legislativa inopinatamente non maturata nella legislatura anticipatamente conclusa.
Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, afferma che: “’È ora e tempo che tutte le forze politiche assumano un impegno pubblico e trasparente a portare immediatamente in discussione e in votazione in Parlamento una nuova legge organica, di carattere industriale, sull’impresa editoriale, che nasca in primo luogo dalla fusione delle parti comuni dei disegni di legge già presentati in passato dagli onorevoli Bonaiuti e Levi”. “Attraverso una larga alleanza, che coinvolga anche le parti sociali, gli imprenditori, le associazioni sindacali e professionali è possibile mettere a punto un progetto di riforma semplice e agile, fondato sulla semplificazione amministrativa, sull’abrogazione di ogni forma contributo parassitario o clientelare, sull’utilizzo di ogni risorsa per premiare le imprese sane e in regola”.
L’on. Paolo Bonaiuti, padre di un disegno di legge di riforma del settore che nell’ultimo governo Berlusconi non vide la luce nonostante l’ampio consenso parlamentare, apre alla proposta formulata da Giuseppe Giulietti: “Dovremo continuare, anche nella prossima legislatura, a lavorare con spirito condiviso, necessario in una materia delicatissima che riguarda la diffusione delle idee e della cultura”
Il presidente della Federazione degli editori, Boris Biancheri, è convinto che “Ci sia la necessità che l’editoria, un settore governato da regole di decenni fa, pur essendo probabilmente quello che negli ultimi tempi ha subito i maggiori cambiamenti, abbia finalmente una disciplina organica, condivisa da tutte le forze politiche. I disegni di legge firmati da Bonaiuti e Levi hanno diversi punti di contatto” e sono un punto di partenza.
“L’editoria”, conclude Biancheri, “va sostenuta non soltanto perché è un elemento fondamentale della cultura civile di un Paese, ma anche perché adempie una funzione di chiarezza e di trasparenza indispensabile nella vita di una comunità”.
Queste prese di posizione sono salutate dal segretario generale e dal presidente della FNSI, Franco Siddi e Roberto Natale, come “una breccia nel muro del silenzio”. Per il sindacato dei giornalisti “L’industria dell’editoria e il lavoro professionale che deve garantire qualità e democrazia dell’informazione hanno necessità di pulizia e regole che cancellino dal panorama dei beneficiari di contributi pubblici pirati e imbroglioni di varia specie, di meccanismi qualificanti che considerino primario il rispetto da parte delle aziende della dignità del lavoro e dei contratti, di un welfare per il settore uguale agli altri ambiti produttivi e non scaricato impropriamente sui versamenti previdenziali dei lavoratori, di semplificazioni normative, di assi di intervento nitidi per un vero mercato che assicuri pluralismo”.
Fabiana Cammarano