Faccia a faccia con il Costa. Il Presidente della Fieg nell’articolo pubblicato su “Repubblica” da Aldo Fontanarosa non usa mezzi termini:”Una premessa, a scanso di equivoci. Noi siamo del tutto favorevoli allo sviluppo della Rete e del digitale. E non ci arrocchiamo certo su posizioni conservative, a difesa del bel tempo andati”. Chiediamo solo che Google paghi il giusto chi utilizza contenuti editoriali di proprietà di altri. È ora che questo gigante, come qualsiasi aggregatore di notizie di Internet, riconosca il diritto d’autore per gli articoli, le foto, i video linkabili da Google News”.Costa è anche contrario ad un accordo di tipo francese di pagare una tantum. “Gli editori francesi si sono poi pentiti della soluzione. A noi l’idea di questa una tantum, di un condono tombale non piace. Chiediamo si paghi in modo trasparente e con continuità. “Il motore genera una classifica dei contenuti oggetto della ricerca. L’algoritmo che determina la classificazione è più segreto della formula della Coca-Cola. E questo posso anche capirlo. Ma andrebbe chiarito come mai un articolo è primo nella ricerca di Google, un altro secondo, un altro ancora ultimo. I criteri di scelta, insomma, quali sono? Ci troviamo di fronte a un paradosso: la Rete, il regno della trasparenza dichiarata, diventa il terreno dell’opacità praticata”. Non mancano spunti anche riguardo il finanziamento al fondo editoria:”Sostenere che il nostro sia un settore assistito è una pesante forzatura. Su 7000 testate giornalistiche, solo 200 ricevono finanziamenti pubblici. Questi non vanno ai giornali in quanto tali, ma premiano i valori o le specifiche funzioni che le testate incarnano. Sono risorse destinate al pluralismo informativo: alle minoranze linguistiche, ai partiti politici, alla editoria di scopo. Il tutto peraltro per un ammontare inferiore a 50 milioni. Un quarto rispetto solo a pochi anni fa”.
Intanto in Germania Axel Springer capitola sotto i colpi di Google. L’editore tedesco, in prima linea nella battaglia contro il motore di ricerca che su Google News indicizza gli articoli senza pagare alcun compenso per i diritti d’autore, ha fatto dietrofront e si è arreso a Mountain View, che nei giorni scorsi ha deciso di penalizzare circa 200 siti media che avevano chiesto il pagamento delle royalties (misura che è diventata operativa dal 23 ottobre, ndr). Tra questi appunto Axel Springer che adesso ha concesso a Google una licenza per essere reintegrato gratuitamente su Google News.
“Non avremmo voluto, ma non vediamo altre possibilità vista la posizione dominante di Google e la pressione finanziaria che ne deriva“, ha spiegato Axel Springer, editore tra l’altro di Bild, il quotidiano più letto in Germania, e di Die Welt, uno dei principali giornali tedeschi. In termini finanziari, sull’intero anno, questo si traduce in una perdita di oltre 10 mila euro per ciascuno sito colpita dalla misura.
“Adesso conosciamo con precisione le conseguenze di questa ‘discriminazione’“, ha detto il Ceo di Axel Springer, Mathias Döpfner, aggiungendo “ora sappiamo come Google punisce chi fa uso di un diritto” garantito dalla legge tedesca che consente agli editori di esigere un compenso per gli snippets.Urge una riflessione. Forse non basterà una Google tax ma ben altro…
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