«E’ inquietante che ‘interferenze’ diverse, e specialmente della Fieg, stiano bloccando in Senato, con il contraddittorio e inaccettabile comportamento del Governo, la proposta di legge sull’equo compenso del lavoro giornalistico, già approvata ad unanimità in sede legislativa alla Camera. E se nella Fieg prevarranno ideologici accanimenti perfino contro la volontaria iscrizione dei freelance alla Previdenza Complementare, le conseguenze e le sanzioni saranno inevitabili». Lo hanno detto il segretario e il presidente della Fnsi, intervenendo ad una conferenza stampa alla Camera promossa dal presidente della Commissione Lavoro, l’onorevole Silvano Moffa, insieme con i deputati Enzo Carra (relatore del provvedimento), Giuseppe Giulietti, Giampiero Cannella e il senatore Vincenzo Vita, per sollecitare la conclusione dell’iter da parte del Senato.
Siddi e Natale hanno ribadito quanto sia urgente assicurare ai giornalisti freelance e precari – troppo spesso costretti a contratti individuali capestro e compensi da fame – garanzie di lavoro decoroso secondo criteri di giustizia retributiva, condizione di liberazione anche da pressioni ingiuste e paure. Il 62% dei 27mila giornalisti freelance percepisce oggi meno di 5mila euro l’anno, anche a causa di una scellerata politica degli editori che alimentano illusioni di un accesso regolare alla professione poi puntualmente negato.
«Così – hanno spiegato il segretario e il presidente della Fnsi – non si può andare avanti. Il governo non può andare a Bruxelles e ‘piazzare’ una presunta politica di lotta al precariato e per il lavoro ai giovani e poi tornare in Italia e fare esattamente il contrario, frapponendosi anche alla libera e unitaria iniziativa parlamentare per l’equo compenso ai giornalisti freelance. La responsabilità della Fieg non è meno grave e sta rischiando di far naufragare fondamentali rapporti sociali, indispensabili per la gestione delle trasformazioni e delle criticità in corso. Avere rapporti trasparenti e fondati sull’equo compenso per i freelance dovrebbe essere un valore anche per le imprese editoriali e per la correttezza della stessa libera concorrenza. Ampi settori della Fieg, invece, fanno una brutale opposizione ideologica a questa prospettiva e ora stanno addirittura tentando di impedire con ogni mezzo la facoltà degli stessi freelance di iscriversi al Fondo Complementare e fare versamenti volontari per costruirsi un minimo di previdenza diretta. E’ una scelta scandalosa che, se portata avanti, non potrà che avere pesanti conseguenze su tutti i rapporti tra parti sociali. E la previdenza della categoria non sarà in alcun modo il bancomat di editori che vogliono comportarsi da sciacalli».
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