La Fiat “insiste” sull’editoria: sarà il primo azionista di Rcs. E non smette di finanziare La Stampa. Il Lingotto ha in mente un preciso progetto industriale?Ma procediamo con ordine. La presenza nel salotto buono dell’editoria italiana costa alla Fiat circa 90 milioni di euro. È questa la cifra che il Lingotto dovrà investire in Rcs per arrivare a guidare il patto di sindacato. E se si considerano i 35 milioni per salvare La Stampa arriviamo a 125 milioni. Giorgio Airaudo, deputato Sel ed ex sindacalista Fiom (in un intervento riportato da Il Fatto quotidiano) è durissimo con la sociètà torinese: «La Fiat vuole coprirsi la ritirata per convincere l’opinione pubblica. Che si preoccupi di investire sulla stampa non mi stupisce affatto. Soprattutto se si tratta del Corriere della sera. Che le ha dato non pochi problemi».
Ma c’è da dire che John Elkann, presidente della Fiat, non si interessa solo dell’editoria italiana. L’erede della famiglia Agnelli è entrato nel cda di News Corporation (il colosso dei media di Rupert Murdoch) e dell’Economist. L’editoria è, comunque, un settore industriale come gli altri. E un controllo azionario sui giornali non significa per forza una ingerenza editoriale.
Inoltre l’acquisto dei diritti di opzione da parte della Fiat per la ricapitalizzazione di Rcs è stato un “affare”. Nell’ultimo giorno della negoziazione i suddetti diritti valevano quasi “0” euro. Quindi con circa 90 milioni il Lingotto potrà riscattare sia la propria quota attuale (10,3%) e acquistare altre nuove azioni ordinarie. E a fine patto dovrebbe arrivare a detenere oltre il 20% del nuovo capitale sociale. Di certo 90 milioni non sono pochi. Ma anche gli altri soci importanti che non hanno voluto “diluirsi”, in proporzione, non hanno sborsato meno. Inoltre bisogna dire che Elkann crede molto nel piano dell’ad Pietro Scott Jovane. Il quale vuole trasformare Rcs in una “multimedia company”. Magari sul modello di quelle anglosassoni. E che si tratti di editoria e del Corsera potrebbe essere un caso. Vedremo.
Un discorso leggermente diverso è il contributo in conto capitale destinato a La Stampa. Il giornale torinese, negli ultimi cinque anni, ha perso circa 45 milioni, di cui 27 solo nel 2012. In questo caso la Fiat che controlla il quotidiano, è dovuta intervenire per evitare la chiusura. In altre parole, a differenza dell’investimento in Rcs, non poteva farne a meno.
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