“L’Edicola del Sud nasce perché vuol dare voce a una fascia di popolazione che si sente trascurata dai quotidiani istituzionali, magari percepiti come lontani e irraggiungibili, e che oggi ricorre ai social per farsi sentire. Siamo partiti da un format televisivo, quello delle “vox”, cioé gli spazi di opinione dei cittadini. Abbiamo l’ambizione di portare quest’esperienza nel giornale. Vogliamo aprire delle finestre di dibattito, dare opportunità alle persone normali, ai professionisti e alle professioniste; dare una risposta a chi chiede di far sentire la propria voce e oggi, per farlo, si indirizza sul web. Il nostro obiettivo è un’informazione pop e, dunque, popolare”.
Annamaria Ferretti dirige L’Edicola del Sud, il quotidiano più giovane del Meridione. Nato solo da qualche mese, il giornale si propone di rivoluzionare l’informazione seguendo una strada pop e popolare. Un’antica ma attualissima ricetta: mescolare l’alto, i grandi temi e le questioni più rilevanti, con il basso, con la quotidianità, con il vissuto autentico dei lettori. Annamaria Ferretti, che è direttora (“è inclusivo e dirompente, lo utilizzo fin dal 2007: lo preferisco a direttrice che è termine già sentito fuori dal giornalismo, in altri ambiti come a scuola”) della creatura editoriale di Ledi, ha le idee chiare.
Che giornale è l’Edicola del Sud?
“È un giornale fortemente territoriale. Che però non fa informazione lontana dal comune sentire. L’Edicola del Sud cerca di entrare, con i suoi temi, nelle istanze, negli argomenti che i cittadini e le cittadine normalmente portano nelle loro discussioni private. Il quotidiano sceglie temi semplici, magari di fortissima attualità come gli argomenti che impattano sull’economia ma li declina dal punto di vista del cittadino e delle sue esigenze. Da quella di far quadrare i conti in casa, fino alla effettiva possibilità di farsi bastare lo stipendio, magari dando al lettore gli strumenti per capire che cosa sarà del suo lavoro. Tanto spazio anche ai temi sociali, che affrontiamo dando voce a un ambito, quello del terzo settore per esempio, che ci sta salvando in questo periodo di grave difficoltà. Abbiamo dato e continueremo a dare voce alle start-up e all’impresa, ai progetti e gruppi educativi, alle associazioni e alle famiglie, alla ricerca e alla tutela delle diversità. Dedichiamo molto spazio alle donne, e ci battiamo perché ci sia sempre un confronto paritario tra donne e uomini. E lo facciamo con un linguaggio semplice e immediato, temi alti ma declinati ai bisogni”.
La vecchia regola del mischiare “alto e basso”?
“Certo, ci crediamo molto. Anche nei linguaggi. L’ultima giornata internazionale dei dialetti ci ha visti protagonisti di una iniziativa a cui crediamo molto. Ogni “apertura” di ciascuna delle edizioni locali de L’Edicola del Sud è stata scritta in “lingua madre”. Non sottovalutiamo né sottostimiamo l’importanza dei dialetto e dei linguaggi”.
“Chi” è l’Edicola del Sud?
“Abbiamo una redazione centrale a Bari e in ogni provincia di Puglia e Basilicata abbiamo i nostri riferimenti sui territori. L’età media è giovane. Volutamente, la nostra non è redazione formata solo da pugliesi, magari esclusivamente da baresi. Anzi, proprio in ossequio alla antica “regola” barese e pugliese del forestiero (che arriva qui e diventa un punto di riferimento per le comunità), abbiamo dato molto spazio proprio a chi non è del nostro territorio. La vicedirettrice, Giulia Ricci, viene da Torino e dal Corriere della Sera. La sua è una figura fondamentale, per tutti noi. Poi abbiamo due colleghi napoletani, per il resto siamo tutti pugliesi. Credo in questo mix, se si vuole guardare con un occhio diverso e rinnovato al territorio. Chi arriva adesso ha più voglia di scoprire un territorio, un quartiere, una città rispetto a chi ci lavora da tanto tempo”.
Con il digitale e l’evoluzione tecnologica, i giornali dovranno essere crossmediali. Cioé agire su diversi media per far sentire la propria voce. Lei è d’accordo?
“Ho cominciato con la radio, poi sono arrivata in tv e dopo alla carta stampata. Quindi sono tornata alla radio e ancora di nuovo tv, dunque carta stampata e poi il web. Che non è stata un’esperienza casuale: ho fondato un giornale online perché l’informazione per funzionare oggi deve contare su sistemi strutturali che siano più liquidi possibile. I giornali non possono essere ancorati a strutture e sovrastrutture. Per me non può che essere così. Inevitabile perciò immaginare un futuro di crossmedialità e intrecci di linguaggi. Il quotidiano è un elemento di grande autorevolezza e indispensabile per dare valore alla parola ed educare alla parola scritta. Però dobbiamo tenere i piedi per terra e capire, interpretando l’esempio di grandi testate internazionali come il New York Times, che l’informazione va verso questo mix di esperienze e di competenze. Io credo che il futuro debba abbattere gli schemi. Non ho mai classificato le persone per gli ambiti in cui viaggiano in un determinato momento. Credo che la vita porti ad aprirsi, a scoprire e comprendere cose nuove. E allora non posso che auspicare che l’Edicola del Sud, anche se è così giovane rispetto ad altre realtà più radicate, possa in qualche modo possa aprire una strada nuova. Che porti anche a ragionare con i giornalisti millennials su nuove modalità di lavoro, sia di ricollocazione che di interpretazione delle notizie”.
La liquidità digitale consente di poter fare a meno della figura dell’editore?
“No. L’editore rappresenta una figura importante perché ha un ruolo che mantiene rigore e istituzionalità di una realtà giornalistica. E garantisce al giornalista la possibilità di restare nel suo ambito di libertà. Naturalmente, l’editore è un imprenditore. Lavora su bilanci e investimenti. Le realtà digitali non riescono a sorpassare la figura dell’editore, parliamo di realtà minime. Se si vuole immaginare realtà strutturate, le figure del giornalista e dell’editore non possono convergere. Non basta aprire un blog. Credo che l’editore debba mantenere il suo ruolo, anche in qualche modo rispettando la facoltà di garanzia che ci si aspetta di avere in una redazione”.
Il pluralismo è un valore fondamentale e oggi, quasi a celebrarlo, c’è il ritorno de La Gazzetta del Mezzogiorno tra le tante voci che raccontano la Puglia e la Basilicata.
“Il pluralismo è per noi un valore fondamentale, altrimenti non avremmo mai rivendicato la volontà e il desiderio di essere sul mercato. Non posso che fare gli auguri a La Gazzetta del Mezzogiorno, sono davvero felice del suo ritorno in edicola. Immagino e spero che la bella giornata di oggi ponga fine a tutta quella serie di polemiche che hanno trascinato, forse anche impropriamente, il nostro editore. Spero anche che ognuno cerchi di mantenere il punto sull’interlocuzione che ha immaginato di tessere con il suo pubblico. Noi abbiamo sempre saputo che, prima o poi, la Gazzetta sarebbe tornata in edicola. Mai abbiamo nemmeno immaginato che non andasse così. Torna e tornerà ai suoi lettori, che vogliono leggere, appunto, un quotidiano come la Gazzetta. Noi siamo nati già altro. Avevamo già ben presente il nostro indirizzo. Questo non è assolutamente un problema, anzi. Come giornalisti siamo felici, naturalmente. Felici che ci sia lavoro e che ci sia confronto. La Gazzetta del Mezzogiorno e L’Edicola del Sud sono due cose diverse. Evviva il pluralismo”.
(giovanni vasso)