Dunque il piano proposto dai giornalai per tentare di uscire dal dramma: “Abbiamo proposto 3 linee sostanziali di intervento: la prima riguarda il credito di imposta. Chiediamo che diventi una misura finanziaria strutturale riservata ai punti vendita esclusivi e promiscui nella misura di € 10.000 annui; la seconda propone di mantenere, per almeno tre anni, l’attuale metodo di calcolo in tema di applicazione del regime Iva sui giornali e di realizzare un sistema semplificato per l’applicazione dell’imposta, relativo solo al caso della vendita di un prodotto editoriale in abbinamento con altri prodotti, modificando l’attuale normativa. Queste misure, utilizzando la leva fiscale, potrebbero dare “ossigeno” all’intera rete di vendita. Infine la creazione della “carta della lettura della stampa”, da spendere nei punti vendita di giornali, sul modello della “carta del libro”, in favore dei giovani, delle famiglie a basso reddito e degli over 60, per sostenere la propensione alla lettura e garantire l’accesso ad una informazione affidabile e di qualità”.
L’analisi restituisce uno scenario che appare troppo simile a una desertificazione: “Stiamo assistendo alla lenta scomparsa delle edicole nelle nostre città e soprattutto nei piccoli centri. Un danno gravissimo non solo per i tanti imprenditori che perdono l’attività, con conseguente crisi per moltissimi nuclei famigliari, ma anche per i territori che vedono scomparire queste attività che fungono da presidio e che, come dimostrato durante il lockdown, sono un vero e proprio punto di riferimento per quartieri e piccoli borghi. Lasciar morire le edicole significa impoverire ii territori. In un momento così difficile come quello che stiamo vivendo sarebbe un ulteriore duro colpo per il Paese”.