Nell’editoriale di prima pagina di ieri, il direttore di Libero, Vittorio Feltri, è tornato a denunciare “l’ingiusta” questione dei tagli all’editoria, chiamando direttamente in causa il “conflitto di interessi” n cui è esposto Silvio Berlusconi. “I suoi collaboratori – scrive Feltri – nel preparare i tagli, vuoi per distrazione vuoi per compiacere il grande capo, si sono dimenticati di includere, tra le imprese destinate a soffrire, quella del capo medesimo” e cioè la Mondadori. Inoltre, continua il direttore, “le norme contengono altre iniquità. Oltre a Mondadori, sono stati esclusi Il Sole 24 Ore e Avvenire, rispettivamente organi della Confindustria e della Conferenza episcopale italiana”. “Perché?”. È la domanda che si pone Feltri.
Il conflitto di interessi celato sotto i tagli iniqui all’editoria era già stato sollevato dal giurista Gianni Ferrara che, addirittura, chiedeva l’intervento dell’Autorità Antitrust. Il decreto Tremonti ha lasciato intatti i “contributi indiretti” a grandi gruppi come Mondadori mentre ha tagliato pesantemente i contributi che sostengono i quotidiani no profit e questo rappresenta, secondo Ferrara, una chiara violazione della legge antitrust.
Sulla questione è intervenuto anche il costituzionalista Alessandro Pace, secondo il quale, il decreto Tremonti vìola diversi articoli della Costituzione: il 3 (uguaglianza dei cittadini), il 21 (libertà di stampa dagli atti del governo), il 41 (utilità sociale dell’iniziativa privata), il 45 (tutela delle cooperative) e l’81 (approvazione della legge di bilancio).
“Tremonti ha sfruttato l’effetto Grillo contro i giornali veri, indipendenti, a volte scomodi. Mentre dal 2010, grazie alla Gasparri, Berlusconi potrà avere un suo giornale anche comprendo quelli che ci sono”. Ha affermato Roberto Natale, segretario della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, aggiungendo che “è grave che quasi tutti i quotidiani siano controllati o dalle banche o da gruppi industriali, specialmente edili e della sanità privata”.
Fabiana Cammarano