Vittorio Feltri bastona il governo del “cambiamento”. E lo fa da par suo con un editoriale apparso, sottoforma di lettera a Matteo Salvini, su Libero. Il direttore del quotidiano, che rischia grosso a causa dell’emendamento che taglierà i fondi ai giornali, ci va giù durissimo contro i dioscuri Di Maio-Salvini.
E scrive: “Caro Salvini, ho letto una sua dichiarazione rilasciata a una agenzia di stampa, in cui afferma di essere favorevole ai drastici tagli delle provvidenze destinate dallo Stato all’editoria praticamente da sempre, cioè da quando anche in Italia, come in tutto l’Occidente, i giornali sono considerati indispensabili al fine di garantire il pluralismo dell’informazione, fondamentale per la vita democratica. Lei motiva la decurtazione dei contributi voluta dal governo dicendo che il settore in questione debba rassegnarsi alle leggi del libero mercato. L’argomento non è campato in aria anche perché la maggioranza è disperata e tenta di raschiare il fondo del barile onde presentare all’Europa una manovra accettabile, per quanto deficitaria. Il ministro dell’Interno, quanto il suo collega Di Maio, in questo caso fa prevalere le deboli ragioni di bilancio su quelle politiche generali. In sintesi, entrambi i leader se ne fregano della libertà d’ opinione, avendo a cuore solo la propria, e castigano le aziende editoriali sperando che crepino visto che talvolta promuovono la critica al potere, disturbando così i politici in sella”.
E non è ancora tutto: “Se Matteo e Luigino fossero persone perbene e attente alla realtà dovrebbero sapere che se c’è una struttura mangiasoldi a tradimento questa è la Rai, che ha 10mila dipendenti (oltre la metà inutili) retribuiti non solo dagli abbonati, tramite il canone obbligatorio: è un dato che i forti passivi accumulati ogni anno da Viale Mazzini vengono ripianati dal Tesoro con il denaro pubblico. In termini brutali, Lega e 5 Stelle, in buona o cattiva fede, preferiscono risparmiare riducendo le gocce spettanti ai piccoli fogli indipendenti anziché arginare le cascate di quattrini che si bevono le reti televisive e radiofoniche sotto il segno della Rai, grande mignotta che campa alle spalle dei connazionali. Perché il baraccone romano è esentato dal competere sul mercato, e viene foraggiato dalla politica, mentre noi pennaioli siamo costretti a tirare la lingua per terra? È questo il vostro cambiamento? Vergognatevi”.
Infine la chiosa velenosissima: “Erano più corretti, e ci vuol tutta, i vecchi democristiani e il cosiddetto pentapartito, i quali almeno coprivano di soldi il monopolio culturale italiano radiotelevisivo, ma a noi reietti riservavano almeno qualche briciola che ci consentiva di andare avanti partecipando al dibattito sulle vicende del Paese. Voi invece, gialloverdi del menga, uccidete i piccoli per leccare il culo ai fortunelli del club miliardario di cui siete protettori inverecondi. Vi sembra corretto? Tenete infine presente che a favore dei grandi gruppi che trattano l’informazione elargite un sacco di privilegi che non siete neppure capaci di valutare in termini finanziari. Perché ve ne guardate bene dall’approfondire certi dettagli onerosi mentre ve la prendete con quattro sfigati che sgobbano senza requie? Se andate avanti così, forse noi chiuderemo bottega, però voi andrete a sbattere e vi farete molto male alla testa benché non ce l’abbiate”.
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