Finirà in caciara lo scontro tra il rapper Fedez e la Rai? Intanto il braccio di ferro tra la televisione di Stato e l’artista milanese è già sfociato nel dissing, cioé nella pratica spettacolare dello scontro, della “mancanza di rispetto”, della contrapposizione muscolare che è parte integrante della ritualità dell’ambiente rap. Insomma, Fedez ha portato lo scontro politico nel suo campo.
Ma dove è nato tutto? L’ultima mattana, in ordine di tempo, riguarda la risposta inviata dal cantante al presidente della commissione di vigilanza Rai che aveva annullato l’audizione dopo la scelta da parte dei vertici di viale Mazzini di procedere con la querela per il noto caso relativo alla conversazione telefonica con una dirigente di rete spiattellata sui social.
E’ stato nei giorni scorsi proprio il presidente dell’organismo, Alberto Barachini, a ricostruire la vicenda e a denunciare l’irrituale “risposta” giunta da Fedez. Barachini ha spiegato: “Ho inviato al dottor Lucia una lettera con la quale ho rinnovato l’invito a trasmettere alla Commissione di Vigilanza una memoria, nella forma che reputa più appropriata, al fine di illustrare le sue ragioni sulla vicenda del Concerto del primo maggio. Con la medesima lettera ho altresì comunicato a Fedez la decisione, adottata all’unanimità dalla Commissione nella seduta di ieri sera, di non procedere alla sua audizione, in considerazione del quadro normativo e regolamentare che disciplina l’attività e la sfera di competenza dell’organismo da me presieduto, nonché di motivi di opportunità, per la recente scelta della Rai e dello stesso Fedez di adire le vie legali”. Dunque Barachini ha denunciato: “Io e la Commissione che presiedo abbiamo, pertanto, rispettato il dottor Fedez e tutelato la sua posizione. La sua risposta – tre emoticon di clown – denota, invece, una mancanza di rispetto dell’istituzione parlamentare e della Commissione che mi onoro di presiedere. Di questo sono amareggiato”.
La risposta di Fedez ha scatenato la polemica per una volta la politica si è “unita” nel condannare l’atteggiamento del cantante. A iniziare da Michele Anzaldi (Iv) tra i primi a chiedere che, in caso di querela, si soprassedesse all’audizione del rapper: “Fedez insulta la commissione di Vigilanza Rai e si traveste da Totò: ‘Lei non sa chi sono io’. Come passare da una doverosa denuncia di censura ad un esempio di arroganza istituzionale”.
Anche l’ex ministro Valeria Fedeli, del Partito democratico, ha avuto parole dure nei confronti del rapper. Anche perché il suo è stato “L’unico partito ad avere questa posizione in Vigilanza Rai, ho sostenuto l’opportunità di audire Fedez, come da sua richiesta”. E a Radio Radio ha spiegato: “Preso atto dalla risposta del presidente Barachini che, per via della vertenza civile in corso tra il rapper e la Rai, per le regole e la prassi consolidata non c’erano le condizioni per una risposta affermativa, si è deciso di chiedere a Fedez di inviare in una memoria scritta la propria posizione. A questa risoluzione della Vigilanza, Fedez ha risposto con una mail, questo è il punto, non ragioniamo di tweet, quindi una risposta ufficiale, con l’emoticon di tre pagliacci”.
Fedez indifendibile, dunque. Anche per l’unico partito che aveva comunque intenzione di “difenderlo”. Fedeli ha detto: “Da questo punto di vista, anche da parte mia, che comunque vado avanti a distinguere i contenuti, che ho difeso e che continuo a difendere, su ciò che Fedez ha fatto il primo maggio e il resto, c’è un forte disappunto. Le istituzioni vanno rispettate: si può dissentire ma c’é un modo civile per dire ‘non sono d’accordo’. Rispondere ad una commissione bicamerale parlamentare, quindi al Parlamento, con quel tipo di mail, lo considero sbagliato, inadeguato e non corrispondente anche al modo e alle ragioni per le quali lui – giustamente – aveva anche chiesto l’audizione. Lo dico per trasparenza”. Quindi ha concluso: “Si è messo in una posizione che non corrisponde alla grande forza, al grande coraggio e alla grande capacita’ che ha di comunicare positivamente. Quel linguaggio distruttivo e non civile io non credo che lo aiuti”.
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