Con i due schieramenti che si danno battaglia da sempre, da un lato le potenti lobby americane che spingono per una rete sempre più open e dall’altra i grandi player sostenitori dei servizi a pagamento veicolati grazie ad accessi più rapidi e performanti, la Communications act (questo il nome della disciplina oggetto del contendere) non è mai riuscita a decollare e la normativa è tutt’ora in via di definizione.
In questo clima d’incertezza che va avanti da anni, a maggio dell’ anno scorso il Presidente della FCC, Federal Communications Commision, Tom Wheeler incalzato dalle continue pressioni delle tech company e cogliendo un po’ tutti di sorpresa, aveva mostrato un’apertura nei confronti di una sorta di “corsia preferenziale” a pagamento che consentisse di ottenere una migliore connettività, quella che lui stesso definì “paid prioritization” a fronte di costi commercialmente ragionevoli.
Tutto questo però, salutato con entusiasmo dagli Internet server provider, Comcast e AT &T in testa, avrebbe portato ad un web a 2 velocità: connessioni gratuite ma più lente e, contemporaneamente, accessi privilegiati ad appannaggio di pochi.
A sbrogliare la matassa è intervenuto direttamente il Presidente Barack Obama a novembre del 2014 – sicuramente artefice dell’annunciato cambiamento di rotta di Wheeler – quando in Senato dichiarò che nell’economia americana “tutti devono avere le stesse opportunità“: che si tratti di una grande impresa piuttosto che di una start up, fino allo studente che gestisce un semplice blog, ciascuno deve poter contare sul supporto di una rete che offra servizi della stessa qualità e che non subisca rallentamenti.
E non solo. Consapevole della necessità di ammodernare gli attuali sistemi di data protection soprattutto in un periodo in cui tante aziende hanno subito l’attacco di hackers riportando danni per milioni di dollari, Obama ha annunciato lo stanziamento di un fondo straordinario di 1 miliardo di dollari.
Vedremo se il prossimo 12 febbraio il Presidente Wheeler annuncerà pubblicamente che nella nuova norma saranno equiparate le connessioni su rete fissa e wireless stabilendo che per banda larga s’intendono solo quelle da 25 Megabit al secondo in downstream e da 3 Mbps in upstream, come anticipato dal Wall Street Journal, ma soprattutto sarà interessante verificare le ripercussioni sul mercato causate proprio dal nuovo riposizionamento degli ISP a “public utility”.
Per conoscere il destino della Communications act bisogna comunque attendere la votazione dei membri prevista in Commissione il prossimo 26 febbraio.
Sempre rimanendo in ambito di net neutrality, l’augurio è che l’approvazione di norme stabili e forti negli States faccia da apripista nei confronti del Vecchio Continente dove pure non ci sono regole certe e regna una gran confusione sia a livello di UE che nel più ristretto ambito nazionale.
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