La creatura di Zuckerberg non intende fare “mea culpa” per le accuse avanzate nei giorni scorsi dalla studente viennese Max Schrems che avrebbe denunciato ben 22 violazioni a danno della propria privacy.
Dopo essersi fatto recapitare un cd con tutti i dati relativi al proprio profilo, Schrems insieme ad altri due colleghi avrebbe infatti scoperto che sui server del social network venivano trattenute informazioni cancellate dall’utente e che secondo le leggi europee (La direttiva Ue sulla tutela dei dati personali 94/45/CE) e nello specifico il Data Protection Act vigente dal 1998 nel Regno Unito (a Dublino ha sede la filiale europea del social network), non dovrebbero essere conservate.
Ed è proprio il Data Protection Commissioner, l’equivalente irlandese del Garante della Privacy ad aver aperto un’inchiesta sulla vicenda anche se Facebook continua a dichiararsi estraneo ai fatti pur rischiando di pagare una multa di 100mila dollari per le violazioni oggetto delle accuse a suo carico.
Il manager del gruppo, Mia Garlick, ha spiegato infatti che il sito manterrebbe solo indirizzi email e i nominativi degli utenti cancellati solo per esigenze di funzionamento del sistema, così da consentire a ciascun iscritto di riconoscere il mittente dei messaggi scambiati in passato. L’azienda esclude che tali dati vengano utilizzati per la profilazione degli utenti.
Affermazioni che sembrano contrastare però con le prove raccolte da Schrems, visto che sul cd i proprio possesso compariva ancora il dettaglio di tutte le azioni eseguite sul social network negli ultimi tre anni, come richieste di amicizie respinte, tag cancellati, amici eliminati ed un registro con tutte le chat.
Se la Commissione Irlandese dovesse confermare le irregolarità riscontrate, Facebook potrebbe vedersi costretto a metter mano non solo al portafoglio ma anche alla riorganizzazione del sistema di gestione dell’infinita mole di dati relativi ai più di 800milioni di utenti, conservati sui propri server ogni giorno.