Avrebbe violato le leggi federali degli Stati Uniti, riuscendo ad accedere senza autorizzazione al mastodontico insieme di dati appartenenti agli utenti di Facebook. L’aggregatore social Power.com avrebbe inoltre aggirato illegalmente le specifiche tecnologie di protezione messe in campo dal sito in blu per proteggere la privacy del suo popolo connesso.
La piattaforma di Mark Zuckerberg ha dunque vinto la battaglia legale contro Power Ventures, la startup con base alle Isole Cayman che aveva lanciato un portale web per l’accesso ai più disparati social network. Alla fine del 2008, Facebook aveva accusato Power.com di violazione del copyright, concorrenza sleale e atti d’abuso.
Questioni urgenti di “sicurezza della privacy degli utenti”, dal momento che l’aggregatore operativo in Brasile permetteva il login simultaneo a piattaforme come Twitter e MySpace. Il sito in blu aveva fatto in modo che Power.com non potesse accedere attraverso le sue stesse porte digitali.Un giudice di San Francisco ha ora annunciato una nuova udienza per quantificare i danni subiti da Facebook, oltre che per stabilire l’eventuale responsabilità diretta del founder di Power.com Steve Vachani. Un portavoce di Facebook ha sottolineato come l’aggregatore abbia violato le protezioni del sito per carpire dati a fini di spam.