Chiamatelo «FacedIn». O, se preferite, «Linkebook». Perché al di là di questi goffi giochi linguistici, di questo si tratta: Facebook ha deciso di tentare uno sgambetto bello grosso a LinkedIn, il social network professionale per eccellenza, usato al momento da oltre 187 milioni di utenti per pubblicare i loro curricula on line, mettersi in mostra con potenziali datori di lavoro e trovare dunque un nuovo impiego o cambiare quello attuale.
La mossa di Mark Zuckerberg arriva con il lancio della sua «Social Jobs Application», una app che è figlia della partnership con istituzioni serie e quotate come il Dipartimento americano del Lavoro e portali parecchio noti come Monster, Jobvite a altri. Un collettore che, al momento del debutto, è già in grado di ospitare oltre 1,7 milioni di offerte, ricercabili per categorie, sottocategorie, parole chiave, posizione e distanza.
«Pensiamo che il potere dei social media, le connessioni tra amici, parenti e la comunità, possano avere un gigantesco impatto nel trovare un lavoro» ha scritto Facebook in un comunicato ufficiale. E il potere di Facebook, LinkedIn, forse ha qualche ragione per temerlo, visto che il primo ha oltre il quintuplo degli utenti dell’altro e dunque, sulla carta, la possibilità di mettere a disposizione delle aziende un bacino di gran lunga più ampio in cui pescare.
Questo in teoria, perché in pratica le prime reazioni di chi ha provato il servizio non grondano esattamente entusiasmo. Il database sarebbe estremamente lento e macchinoso e i risultati arriverebbero dopo attese bibliche. Peraltro, sarebbero abbastanza improbabili: posizioni aperte in Germania per chi le cerca nei pressi di New York e orrori simili.
Ma siamo soltanto all’inizio, c’è tempo e modo per aggiustare il tiro e indicizzare al meglio le offerte affinché i risultati siano soddisfacenti. Il punto vero, la domanda da porsi, sembra essere questa: che tipo di evoluzione, di piega, può prendere un servizio del genere? In rete c’è già chi si interroga su quali nostre informazioni il social network potrà condividere con le aziende (con il nostro permesso, è chiaro) e quanta facoltà avranno queste di scovare nel nostro passato per capire se siamo la persona che stanno cercando.
LinkedIn è sempre stato un social serioso, quasi noioso, in cui ognuno di regola mostra il meglio di sé. Facebook, per quanto lo si usi con prudenza e intelligenza, riesce sempre a cogliere il nostro momento di debolezza, di nostalgia, di ilarità, in cui postiamo una foto, una canzone, un qualcosa di cui in un secondo momento potremmo pentirci. O che, al limite, non è così limpida e potrebbe dare adito a dubbi di interpretazione. LinkedIn, diciamo così, è un social da giacca e cravatta, Facebook da bermuda e infradito.
Comunque, nessun pregiudizio, tanto vale mettere questa app alla prova. E se dovesse aprire qualche opportunità in più, specie in questa congiuntura non facile, ben venga. Al momento è stata lanciata negli Stati Uniti e in Inghilterra, ma dovrebbe presto arrivare nel nostro Paese. Dove, a quanto pare, la aspettano già con ansia, stando almeno a quanto pubblicato da un nostro connazionale nella pagina che dà la notizia della disponibilità della «Social Jobs Application». Scrive Fabio: «We need in Italy to more soon, thancks». Siamo sicuri che leggendo una frase scritta in questo inglese, a una multinazionale venga la tentazione di assumerlo? Ecco la croce, senza nessuna delizia, dei social network.