I social network, e Facebook in particolare, stanno suscitando sempre più perplessità da parte di una grande fetta dell’opinione pubblica per l’ascesa della piattaforma di Zuckerberg nella fruizione delle notizie. Proprio per questo motivo tra gli ospiti d’eccezione dell’International Journalism Forum 2015 di Perugia c’è Andy Mitchell, il direttore news e media Partnership di Facebook. “Noi non vogliamo diventare la prima e unica fonte – spiega Mitchell alla platea nel corso di uno degli incontri più attesi del Festival internazionale del giornalismo – vogliamo essere solo una fonte supplementare di notizie”. Sarà, ma i numeri raggiunti da questa fonte “alternativa” sono davvero ragguardevoli: secondo alcune ricerche internazionali, infatti, l’88% dei giovani statunitensi si informa attraverso Facebook e guardando in casa nostra, in un mercato un po’ diverso da quello americano, i numeri restano impressionanti attestandosi al 71%.
Libertà di stampa a rischio?
I numeri scendono, pur restando rilevanti, man mano che si sale con l’età, ma i trend di crescita del social sono in costante aumento. Pian piano, ma neanche tanto piano a ben vedere, le abitudini degli utenti stanno cambiando e allora è bene cercare di valutare quali conseguenze ci possano essere sul piano economico e su quello della libertà di stampa e della democrazia nel mondo dell’editoria. Già, perché Facebook si è riservato in qualche occasione il diritto di censurare alcuni post per la presenza di parti del corpo nude ed a nulla sono valse le proteste degli autori che invece cercavano di spiegare il valore scientifico delle proprie pubblicazioni. A tal proposito Mitchell rileva che il popolare socia network ha delle precise linee guida sulla censura e che “negli ultimi due anni siamo migliorati nel modo in cui le applichiamo, ma la piattaforma è grande e abbiamo bisogno di tempo per capire come agire in modo equo”.
La crescita nel settore news
La crescita di Facebook nel settore news negli ultimi quattro anni è davvero impressionante. Quando Mitchell è passato dalla Cnn al social (nel 2010), erano 30 persone ad occuparsene, mentre ora negli uffici di New York lavorano circa 600 dipendenti.
La svolta nei rapporti tra Facebook e media di informazione c’è stata con l’elezione di Obama: circa 25 milioni di persone hanno seguito in contemporanea sul sito della Cnn l’insediamento del primo presidente nero alla Casa Bianca. Tutto ciò fu reso possibile anche grazie ad un accordo con Facebook che dava la possibilità di condividere contenuti. A partire da quel momento le partnership con i media informativi sono diventate un business sempre più importante per la creatura di Zuckerberg, tanto che adesso il nuovo, ed ambizioso, obiettivo è quello di avere in esclusiva alcuni contenuti di grandi testate a stelle e strisce. I primi test stanno per iniziare e stando alle prime indiscrezioni il New York Times sarebbe vicino ad un accordo, anche se per quanto riguarda la monetizzazione dei contenuti le parti sono ancora al lavoro: “abbiamo già fatto dei test con la National Football League – continua a spiegare Mitchell – . In ogni modo anche la sola condivisione dei contenuti genera guadagni”.
La velocità dell’informazione
Il futuro, in ogni caso sta nella condivisione di video e nella fruizione tramite dispositivi mobili, perciò un altro fattore cruciale sarà la velocità della fruizione delle notizie. Per adesso il tempo di attesa per aprire le news su altri siti è ancora troppo alto, ma la vera sfida consiste nell’avere sempre più contenuti direttamente sul social. Contenuti mirati per ogni utente attraverso il sistema “news feed” in grado di confezionare un giornale personalizzato legato automaticamente ai gusti del singolo utente, ma la privacy? “Noi non controlliamo nulla – assicura Mitchell parlando dei dati personali – , raccogliamo solo i segnali che ci arrivano dalla rete per dare esperienze superpersonalizzate”, ma restano in ogni caso alcuni dubbi sui rischi del possibile controllo dell’informazione e dell’opinione pubblica per una questione che sta già iniziando a generare alcune polemiche.
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