Nicola Mendelsohn, vicepresidente Facebook per l’area Emea (Europa, Medio Oriente, Africa), 42 anni, quattro figli, al Sole 24 Ore parla dell’Italia come di un’autentica opportunità di business. Una prova ne è la nuova sede milanese già presentata alle Istituzioni. E così, se si mettono insieme l’attivismo di Google con portali ad hoc e accordi sul made in Italy, piuttosto che il nuovo country manager di Twitter, piuttosto che la nuova casa di Facebook, forse va rivista l’idea di un’Italia senza appeal. Che, anzi, appare come un target per i giganti del web interessati a fare affari con la pubblicità.
Cosa significa la nuova sede in Italia?
Questa operazione dimostra quanto Facebook sia cresciuta in Italia in così poco tempo e dimostra l’importanza che ha per noi il mercato italiano, soprattutto sul versante mobile, cresciuto l’anno scorso in maniera straordinaria. Per dare qualche numero: ogni mese 24 milioni di italiani si collegano a Facebook. E in 13 milioni ogni giorno si connettono attraverso il mobile. Chi può garantire una simile audience?
In Italia il mercato della raccolta pubblicitaria è in declino. Non siete preoccupati?
No. Analizzando i dati generali, quest’anno ci aspettiamo una stabilità. Quel che è successo in Italia negli ultimi cinque anni è stato qualcosa di “brutale”, ma dobbiamo cercare di guardare bene alle opportunità, l’Expo per esempio, e stimolare il sistema delle Pmi.
La torta però non è infinita. E se il vostro sistema di advertising cresce quello degli editori tradizionali, in particolare nella carta stampata, ne risente negativamente…
In realtà è un gioco a somma positiva. Grazie ai nostri sistemi di misurazione e di targeting è possibile capire chi sono i lettori e agire di conseguenza. Voi giornali, come i broadcaster, avete i contenuti e noi possiamo indirizzare meglio verso l’audience cui volete rivolgervi.
Avete pensato a possibili accordi con gli editori?
Al momento non abbiamo siglato partnership in Italia, ma ne saremmo molto contenti e speriamo che ciò accada presto come successo, per esempio, con Le Monde o Daily Mail.
Quali sono i vostri obiettivi per l’Italia in termini di ricavi e di crescita pubblicitaria?
Non ci è possibile condividere dati dei singoli Paesi.
Facebook è interessata a fare acquisizioni in Italia?
Le start up italiane sono sempre più interessanti. E noi siamo sempre interessati alle migliori idee.
Si è letto di un nuovo prodotto di video advertising, selettivo, che costerà un milione di dollari al giorno. È vero?
Stiamo testando un prodotto innovativo. Che però è ancora talmente tanto in fase di test da escludere che si sia parlato di un ipotetico prezzo.
Il dibattito in Italia è molto acceso sui profitti di Facebook e sulle tasse in più che dovrebbe pagare…
Noi paghiamo correttamente le tasse in ogni Paese in cui ci troviamo, a seconda delle regole vigenti. Non andrebbe invece trascurata la crescita dell’economia generata da Facebook: 2,5 miliardi di Pil aggiuntivo e oltre 33mila posti di lavoro creati in maniera diretta o indiretta in Italia secondo un’indagine Deloitte.
E intanto però molte persone giudicano Facebook negativamente. Perché secondo lei?
Non la vedo in questo modo. Ci sono sempre più persone che usano Facebook, che creano engagement. E dal punto di vista del business abbiamo sempre più aziende che comunicano e mostrano i propri prodotti su Facebook. Che sul mobile, da cui per noi già arriva il 59% dei ricavi pubblicitari,non ha rivali.
Fonte: www.ilsole24ore.it
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