Per adesso sono solo indiscrezioni originate da fonti gravitanti intorno all’operazione ancora in itinere ma che potrebbe fornire alla creatura di Mark Zuckerberg una valida armatura contro le accuse di presunte violazioni di royalties mosse di recente da Yahoo. Ma non solo. La manovra di acquisto dei brevetti IBM potrebbe trasformarsi anche di una ghiotta occasione per difendere gli equilibri di forza detenuti, sul mercato pubbliciario e presto anche azionario, dal popolare social network.
Ma partiamo dalla causa in corso contro Yahoo. La vertenza avanzata dalla società di SunnyVale riguarda diritti su brevetti legati alla gestione delle reti sociali online attinenti le comunicazioni attraverso chat, la visualizzazione delle informazioni, la privacy degli utenti ma soprattutto la gestione via software degli annunci pubblicitari, il vero pomo della discordia sul totale di 10 licenze di proprietà intellettuale impugnate davanti al giudice.
L’ingiunzione subita potrebbe rappresentare più di un grattacapo per il team di Palo Alto sul fronte dell’advertising, business cresciuto del 68,2% nel 2011. Zuckerberg ne è consapevole. Ma la guerra dichiarata da Yahoo potrebbe presto rivelarsi anche un serio ostacolo all’ormai imminente quotazione a Wall Street di Facebook che, per scongiurare il concreto rischio di vedere il valore delle proprie azioni calare a picco, potrebbe essere costretto a rafforzare il bottino di 56 brevetti già rilasciati e accompagnati dalle 503 domande di registrazione depositate presso gli uffici USPTO oltre alle 143 presentate all’estero e ai 33 brevetti detenuti fuori dagli Usa. Le 750 nuove licenze da incamerare coprirebbero non a caso, tecnologie attinenti il software ed il networking, fronti strategici da fortificare per reggere all’offensiva di Yahoo.
Entrambe le aziende interessate dal potenziale accordo si sono trincerate nel consueto cerimoniale dei “no comment”, mentre il direttore di gestione di MDB Capital Group, Erin-Michael Gill, fa pronostici riguardo il valore dell’ intera operazione che potrebbe sotrarre alle ricche casse del social network centinaia di milioni di dollari. Un esborso obbligato per un contrattacco efficace ma che poco incide su un fatturato aziendale giunto a totalizzare nel 2011 ben 3,7 miliardi di dollari con introiti netti pari a 1,6 miliardi tra pubblicità e sodalizi vincenti come quello intrattenuto con la software house Zynga già valutata in borsa per 9 miliardi di dollari. L’azienda leader del gaming online cede in media all’incentivata piattaforma social, il 30% delle vendite dei servizi virtuali offerti sul network di Palo Alto, coprendo appena il 12% (445,3 milioni di dollari nel solo 2011) della fortuna di Mark Zuckerberg che deve all’advertising online l’85% degli introiti.
Numeri da capogiro che non contano gli 8 miliardi di finanziamento ottenuti da gruppi bancari come JPMorgan Chase, Morgan Stanley, Goldman Sachs Group, Bank of America e Barclays ottenuti in vista dell’IPO di questa primavera che conta di far arrivare il valore della campagnia a 100 milardi di dollari. Una fonte preziosa, quella investita dalla banche, di cui 5miliardi dovrebbero garantire una linea di credito quinquennale mentre 3 costituirebbero un prestito a 364 giorni. Un paracadute che dovrebbe resistere agli imprevisti e che l’azienda ha già annunciato di voler impiegare per coprire le azioni vincolate dei dipendenti e per fronteggiare eventuali riassetti societari.
Dal canto suo Yahoo ha posizionato bene tutte le sue pedine, scommettendo sul triumvirato formalizzato a metà marzo con Microsoft e AOL, alleate nella raccolta della pubblicità online. Un’intesa che dovrebbe mettere in comune gli spazi premium relegati ai banner sui vari siti web da offrire agli inserzionisti. Un’unione di intenti che insieme alla causa per presunta violazione di brevetti doveva rappresentare una risorsa sufficiente per SunnyVale a contrastare l’odiato rivale Facebook che nel 2011, nel solo settore del display advertising, è riuscito ad accaparrarsi il 17,7% del mercato, contro il 13,1% vantato dal motore di ricerca in viola. Ma ora la notizia trapelata sul potenziale acquisto delle 750 licenze IBM sul fronte software rischia di mischiare di nuovo le carte in gioco.
Manuela Avino