Editoria

Facebook e l’equo compenso: la discussione sul nulla

Il contenzioso tra Meta e l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni circa l’applicazione della legge sull’equo compenso è seguita con grande attenzione dai giornali. La Fieg si associa al ricorso dell’Autorità, applaude, sorride e ringrazia. Meta ritiene di non dover essere assoggettata alla regolamentazione italiana e il Tar gli dà ragione. Si discute, si dibatte, basti pensare che dalla Direttiva comunitaria che ha previsto l’equo compenso a favore degli editori alla delibera dell’Autorità sono passati quasi quattro anni. In questo periodo gli editori di giornali hanno perso milioni di copie e gli over the top hanno guadagnato miliardi di euro, hanno affinato gli algoritmi, rafforzato ulteriormente la loro centralità nel mercato e nella capacità di influenzare l’opinione pubblica. La ratio dell’equo compenso è quello di riequilibrare il mercato, sottrarre un po’ a chi pubblica i contenuti per dare qualcosa a chi li produce. Nel 2019, anno di emanazione della delibera comunitaria, l’intelligenza artificiale era ancora fantascienza, oggi è realtà. Non c’era la guerra in Ucraina che ha ulteriormente polarizzato il dibattito, i contenuti erano ancora un valore. Ma intanto che i tribunali decidono, gli editori plaudono e i soloni dibattono, Meta continua a macinare utili, gli editori perdono copie e fatturato. Gli unici che stanno tranquilli rimangono i soloni tanto c’è sempre un coffee break o un light lunch tra un simposio ed un seminario. E qualcuno che applaude. Poi arrivano notizie da oltre oceano che destano scalpore, Meta chiude le sezioni news in Australia e negli Stati Uniti. Peccato che già l’aveva fatto qualche mese fa in Francia, Regno Unito e in Germania, i contenuti degli altri non gli servono più, ci sta l’intelligenza artificiale diventata intanto realtà e allora perché buttare soldi da dare ai giornali che poi l’algoritmo ubbidisce al padrone meglio del più paludato cronista. Tra qualche mese il Consiglio di Stato deciderà nella querelle Meta-AgCom, sarà passato altro tempo, i giornali avranno continuato a perdere copie e fatturato e Meta a guadagnare e incrementare la capacità di condizionare l’opinione pubblica. Se perderà nelle sedi giudiziarie disattiverà la sezione news anche in Italia. E sarà argomento per i Soloni.

Enzo Ghionni

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