Facebook ha portato avanti una campagna anti-Google: il social network ha assunto la società di public relation Burson-Marsteller, che ha lavorato per Hillary Clinton nella campagna presidenziale 2008, per invitare giornalisti a scrivere storie che facessero apparire Google sotto una luce negativa. L’ammissione di Facebook è l’ultimo segnale della crescente rivalità fra i due colossi del web, che si contendono i clienti e il budget dei pubblicitari. Secondo quanto riportato dal Daily Beast, Facebook ha assunto Burson-Marsteller per persuadere i giornalisti e i paladini della privacy a scrivere storie critiche su Social Circle di Google. Ma gli sforzi – riporta il New York Times – sono naufragati con Christopher Soghoian, un frequente critico di Google, che ha pubblicato il proprio scambio di e-mail con Burson-Marsteller. Nelle e-mail un rappresentante dell’agenzia di pubbliche relazioni descrive Social Circle come un prodotto disegnato per «costruire dossier personali di milioni di utilizzatori, in flagrante violazione» degli accordi di Google con la Federal Trade Commission. Burson, nell’esercitare pressione, non ha mai dichiarato di lavorare per Facebook. Facebook respinge le accuse di campagna denigratoria nei confronti di Google e precisa che l’obiettivo era quello di portare l’attenzione dei giornalisti su un problema di privacy.
«Nessuna campagna denigratoria è stata autorizzata – osserva Facebook – Abbiamo assunto Burson-Marsteller per portare l’attenzione» sul problema della privacy, «utilizzando informazioni pubbliche che potevano essere verificate da tutti». «Il cliente ci ha chiesto – osserva Burson-Marsteller – che il suo non comparisse nel mettere luce alle informazioni pubbliche disponibili». «Facebook dovrebbe cercare la strada – osserva con il Financial Times Simon David, direttore di Privacy International – per risolvere i suoi problemi non per mettere luce su quelli degli altri».
Manuela Montella
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