Si prepara un braccio di ferro per il confronto che si terrà martedì, 16 settembre, presso al Commissione Affari costituzionali, dove Peppino Calderisi (Pdl) – relatore di maggioranza sull’ipotesi di riforma – illustrerà la proposta di correzione della legge elettorale per le europee.
A riproporre con forza la questione della riforma della legge elettorale per le europee ci ha pensato l’esito del vertice di maggioranza che si è svolto a Palazzo Grazioli mercoledì sera. Andrea Ronchi, An, ministro per le Politiche comunitarie, è stato il primo a rivelare che nel summit si era trovato “un accordo sinergico, di tutti, sulla proposta che è già stata presentata in Parlamento e che prevede lo sbarramento al 5% senza preferenze”. Dietro le quinte del vertice di Palazzo Grazioli, ci sarebbe stato uno scambio tra Lega e Pdl: la prima ha rinunciato a difendere l’ipotesi di riforma della legge per le europee che prevedeva il quorum al 4% e il mantenimento di una sola preferenza in cambio dell’accelerazione dell’iter che porterà al federalismo fiscale.
Ma l’opposizione punta i piedi soprattutto contro la proposta di abolire il voto di preferenza. Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, e Walter Veltroni, segretario del Pd, hanno confermato al leader del Partito socialista, Riccardo Nencini, nel corso di due colloqui telefonici avuti questa mattina, la necessità di intraprendere iniziative comuni per dire no alla revisione della legge elettorale nei termini annunciati dal Governo. “Non possiamo accettare – ha commentato Nencini – che ai cittadini venga tolta ogni possibilità di scegliere i loro rappresentanti nelle istituzioni e di incidere nella vita politica, lasciando alle segreterie dei partiti il potere esclusivo di nominare i parlamentari, in Italia ed in Europa”.
Intanto il Governo spiega il suo disegno di legge. “L’obiettivo è che ci sia a Strasburgo un gran numero di deputati italiani di centro-destra in maniera tale che siano influenti sia nel gruppo del Ppe che nel Parlamento europeo”, ha detto il Coordinatore nazionale di Forza Italia, Denis Verdini, a conferma che la nuova legge elettorale per le europee deve privilegiare i grandi partiti. “Mi dispiace per l’Udc – ha aggiunto Verdini – ma non abbiamo bisogno di piccoli partiti. Al contrario abbiamo bisogno di rappresentanze forti laddove si prendono decisioni importantissime per il Paese. Ragioniamo dunque – ha rilevato Verdini – nell’interesse soprattutto dell’Italia, perchè la modernizzazione del Paese va aiutata anche con le leggi elettorali”.
Pronta la risposta dei partiti attualmente esclusi dalla rappresentanza alla Camera e al Senato: Rifondazione, Partito socialista, Pdci e Sinistra democratica. “Nel Parlamento europeo non esiste – spiega Claudio Grassi, Rifondazione – né un problema di governabilità poiché, come è noto, a Strasburgo non si eleggono governi, né di proliferazione di gruppi parlamentari poiché in Europa i gruppi sono sette e tali rimarranno a prescindere dalla legge elettorale in vigore nel nostro paese”. Ermete Realacci, Pd, ministro ombra dell’Ambiente, è convinto che la riforma della legge elettorale per le europee annunciata dal governo serve solo “a mettere in difficoltà l’Udc, che nel caso il quorum fosse fissato al 5% e fosse abolito il voto di preferenza, potrebbe avere difficoltà a eleggere propri rappresentati nel Parlamento di Bruxelles”.
Da segnalare la precisazione di Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione legislativa, che ha chiarito che l’iter della riforma elettorale sarà parlamentare (quindi si partirà dalle proposte di legge presentate alle Camere dai partiti di maggioranza). Il governo rinuncia perciò a presentare un proprio disegno di legge.
Fabiana Cammarano
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