Categories: Editoria

Europa quotidiano “salvata” dal Pd. Il cdr esprime grande soddisfazione

È arrivata all’ultimo momento utile, ma è arrivata, la notizia che nella redazione di Europa aspettavamo da molte settimane insieme ai nostri lettori più affezionati: il giornale online non si spegne, non si stacca, non si oscura, non smette di essere aggiornato con le news, le analisi, i commenti, le gallerie multimediali, le dirette in streaming, i blog. Il 31 ottobre abbiamo chiuso la nostra edizione cartacea per le edicole, ma oggi possiamo ragionevolmente sperare che quello sia stato l’ultimo sacrificio necessario. La deadline che i liquidatori dell’azienda avevano fissato al 15 novembre si sposta in avanti, al 31 dicembre, perché sono finalmente intervenuti concreti fatti nuovi. È il primo risultato del lavoro svolto per alcuni mesi. Sembra un passaggio formale, invece nei dodici anni di Europa è un piccolo fatto storico: il Partito democratico, in una lettera del suo tesoriere Francesco Bonifazi, avanza ai liquidatori una proposta di acquisto per la testata. Visto che la proposta implica l’impegno a far vivere in futuro attività editoriali con il marchio Europa nell’ambito della neonata Fondazione EYU (Europa, Youdem, Unità), i liquidatori ritengono che ci siano le condizioni per non interrompere le pubblicazioni. Molti nostri lettori sono sempre stati convinti che, in un modo o nell’altro, Europa fosse già del Pd. Errore, che abbiamo cercato più volte di spiegare, perché invece il nostro giornale dal punto di vista proprietario fino a ora era ancora “figlio” della vicenda Margherita, partito scioltosi politicamente nel 2007 e formalmente nel 2012, a sua volta sottoposto ora a procedura di liquidazione. A ingenerare l’equivoco siamo stati noi. Intenzionalmente. Perché da sempre abbiamo “sentito” e abbiamo trasmesso una appartenenza di campo politica – con un po’ di retorica potremmo dire un destino. L’editoriale col quale presentavo la mia direzione succedendo a Nino Rizzo Nervo era intitolato «Un giornale per il Partito democratico». E c’era scritto: «Senza giri di parole, vogliamo essere il giornale della costruzione del Partito democratico, in Italia e in Europa». Data: 3 settembre 2005, ovvero più di due anni prima l’effettiva nascita del Pd. Per essere precisi (se permettete, ci teniamo): del Pd nel settembre 2005 non esisteva neanche il nome, se non nella testa di alcuni tra coloro che l’avrebbero fondato. Tanta era la nostra convinzione che in seguito, ai primi vagiti del Pd, ci siamo precipitati – senza autorizzazione, come c’è stato qualche volta rimproverato – a inserire la dicitura “Partito democratico” sotto la testata: una rivendicazione politica che giustamente in molti, per anni, hanno scambiato per una affiliazione formale. Che in realtà si realizza solo oggi. Solo quando Europa era ormai sul limitare del suo ultimo giorno. E solo grazie – bisogna dirlo – alla determinazione e all’impegno del gruppo dirigente democratico, che ha dato un seguito concreto ai riconoscimenti di stima recenti e passati. Anche se non esisterà mai un “organo ufficiale” del Pd (guai, noi comunque non saremmo capaci di farlo) ci sarà dunque una seconda vita per questa testata, per questa redazione. Certo, nessuno può dire oggi come questa seconda vita sarà: il mese e mezzo di proroga che ci siamo dati servirà infatti a definire un nuovo progetto editoriale e soprattutto a trovare chi lo voglia sostenere, perché com’è noto il Pd in quanto tale non può né vuole farlo. Sono finiti i tempi dei giornali tenuti in piedi artificialmente da partiti le cui casse erano imbottite dal finanziamento pubblico. La crisi generale e del settore dell’editoria, i sacrifici da condividere col paese, la diffidenza dell’opinione pubblica, le campagne politiche anti-partitiche, infine la ben nota linea renziana sull’argomento: tutto contribuisce ad asciugare i flussi del sostegno pubblico ai giornali. La notizia di oggi è dunque buona, ma parziale. Europaquotidiano.it non si spegne come temevamo, ma le condizioni della sua esistenza futura sono tutte da conquistare. Possiamo essere ottimisti ma non fideisti: dobbiamo lavorare duro su una possibilità che ci viene offerta. È un’altra promessa da fare chi ci segue – decine di migliaia di persone, soprattutto da quando abbiamo spostato energie e idee sul digitale: con una mano vi daremo il giornale che avete conosciuto, con l’altra ci batteremo per darvi, presto, qualcosa di più e di meglio. Intanto, davvero, grazie: l’incoraggiamento ricevuto è stato fondamentale per moltiplicare gli sforzi e trovare le soluzioni. Dovremo meritarcelo ancora.

Stefano Menichini

link alla fonte: http://www.europaquotidiano.it/2014/11/14/europa-da-una-bella-notizia-rimaniamo-in-vita/

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