«L’editoria sta soffrendo e soprattutto
i piccoli editori sono in difficoltà», ammette Enrico Iacometti (foto), presidente
dei piccoli editori di Aie. «Le
cause di questo crollo, per ora ancora lieve, vanno individuate nel calo
generalizzato dei consumi ed è influenzato
secondo me anche dalla
minore liquidità e disponibilità finanziaria
dei librai, che, nel selezionare
i libri da tenere, sacrificano
quelli dei piccoli editori. I problemi
più grossi probabilmente li avremo
nel 2012, allora sì che la bibliodiversità
sarà davvero a rischio. Per questo
è necessario avviare dei progetti,
delle strategie di rete, librai ed
editori devono collaborare».
Ne sanno qualcosa le case editrici
Avagliano e Fermento, che nel 2010
hanno deciso di unirsi, staccarsi dal
circuito distributivo Pde e creare il
consorzio Milonga, che ha permesso
loro di salvare il fatturato del
2010 (quest’anno è di circa 500mila
euro netti) grazie all’autodistribuzione
e all’autopromozione.
«Dividiamo utili e spese e soprattutto
vendiamo direttamente ai librai», ci
spiega Giovanni Bonfiglio, che
con la casa editrice Fermento ha deciso
di abbandonare la distribuzione
già dal 2007. «In fondo è una piccola
grande rivoluzione. Così facendo riusciamo
a servire 500 librerie su mille.
È chiaro che si è trattato di fare
una scelta: investire nel settore commerciale,
questo significa che oggi
abbiamo quattro persone che lavorano
solo in questo settore».
Il problema serio conclude
Bonfiglio – è che «in Italia
abbiamo avuto una vera e propria caduta
verticale della cultura grazie a
Berlusconi, così spesso nelle librerie
incontriamo delle persone che magari
fino al giorno prima lavoravano in
un call-center e dunque non hanno
gli strumenti per aiutarci. Tutto questo
va unito al fatto che nelle grandi
librerie i piccoli editori non ci
sono…L’unico modo per salvarci è
fare bene il nostro lavoro».
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