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ESPRESSO IN CRISI, MA ANCORA IN UTILE. DE BENEDETTI: IN FUTURO CONTENUTI ONLINE A PAGAMENTO

Il Gruppo Espresso, controllato dalla Cir, holding di Carlo De Benedetti, sente la crisi. Eppure fa ancora profitti: +21,8 milioni nel 2012 e +2 milioni nel primo trimestre del 2013. Tuttavia calano il fatturato e le diffusioni. Crolla la pubblicità per le inserzioni su carta: -16,5%. Tiene, invece, il settore online: +7% per i ricavi dal digitale; e la pubblicità su internet aumenta del 14%. L’ad Monica Mondardini: «Il web non basta per arginare la crisi della carta. Bisogna accorpare i costi di produzione». E il presidente Carlo De Benedetti pensa già all’informazione online a pagamento.
Ma procediamo con ordine.
Il gruppo presieduto da De Benedetti e guidato dall’ad Monica Mondardini sta continuando a fare utili anche se in misura molto minore rispetto al passato recente. I ricavi da vendite e pubblicità, ad esempio, si sono ridotti. Infatti, martedì scorso, l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato il gruppo Espresso da BB a BB “meno”. «La debolezza strutturale dell’economia italiana e il calo della pubblicità rende difficile produrre utili». È questa la motivazione degli analisti finanziari.
Ora veniamo ai numeri. Nel primo trimestre del 2013 i ricavi totali (il fatturato) sono calati del 12% a 182 milioni di euro (nel primo trimestre del 2012 erano a 206,5 milioni). Anche i proventi dalle copie vendute (cartecee e digitali) sono calati. E questo nonostante Repubblica e l’Espresso restino tra i giornali più letti in tutte le loro versioni. In calo anche le performance dei prodotti “accessori” come gli allegati e i libri.
Ma il calo più influente è stato quello della pubblicità (gli sponsor contribuiscono al 70% dei ricavi del gruppo): le inserzione sono calate del 16,5% (si tratta di una diminuzione meno radicale di quella media della carta stampata che si attesta sul 24%). E i ricavi sono passati da 120 a 101 milioni. Cifre che sembrano preannunciare una catastrofe. E invece no.
A fronte di questi dati, infatti, il gruppo Espresso ha chiuso i primi tre mesi del 2013 con 2 milioni di utili, anche se nel 2012, nello stesso arco di tempo, ne aveva guadagnati 10 (quindi si è registrato un calo dell’80%). Dunque, a conti fatti, si tratta di un dato “ambivalente”, suscettibile di diverse interpretazioni. C’è chi potrebbe definirlo un “crollo negativo”. E chi come una “stoica resistenza” alla crisi.
Bisogna precisare che anche il 2012 si è chiuso, per il gruppo Espresso, con un utile. La società controllata dalla Cir ha ricavato 21,8 milioni. Rimanendo, però, nettamente in calo del 64% rispetto al 2011. La società ha deciso di non distribuire i dividendi. Infatti per prudenza l’utile sarà destinato alla riserva utili a nuovo (visto che quella legale è già “colma”, avendo raggiunto il 20% del capitale sociale). Ovvero la società non ne ha ancora deciso l’uso. Bisogna dire che tra le otto società editrici quotate in Borsa solo il gruppo Espresso e Cairo editore hanno chiuso in utile il 2012.
Non ci sono dubbi sul buon momento del reparto online che aumenta i ricavi del 7%. La pubblicità su internet è cresciuta del 14% (rispetto al 5,3% del mercato generale). Sono andati bene anche i ricavi dall’affitto di banda ai terzi: pari a 8 milioni, con un + 25% rispetto allo stesso periodo del 2012 (ricordiamo che il gruppo Espresso possiede il diritto d’uso di due multiplex nazionali). Anche l’indebitamento netto del gruppo è migliorato passando da 108 a 83 milioni.
Considerando la congiuntura economica difficile, la gestione della società sembra buona. I costi totali sono calati dell’8,5% (se si stornano gli investimenti sul digitale si arriva a 12,8%). L’ad Mondardini sta cercando di razionalizzare il più possibile tutte le voci di spesa: dal personale ai cosi di produzione in vista di un 2013 difficile (la Mondardini potrebbe anche diventare ad della Cir, visto l’oculatezza della gestione del gruppo Espresso).
Non mancano decisioni “dolorose”. Sono già previsti 12 esuberi, su un totale di 40 giornalisti, per il settimanale l’Espresso. I dipendenti totali del gruppo sono calati del 5,1% attestandosi ora a circa 2500. Ci sono indiscrezioni anche su qualche taglio a la Repubblica (80 prepensionamenti su 420 giornalisti totali). Ma la società ha negato.
Per Mondardini l’editoria ha bisogno di una svolta. «Il settore è in crisi da cinque anni. Ha influito, oltre alla crisi economica, anche la trasformazione repentina del mondo dei media dell’informazione, sempre più legati al web. Ma i ricavi del settore digitale non copriranno tutte le perdite della carta. È necessario cambiare i prodotti e i processi, accorpando, per più editori, centri stampa e distributori», ha dichiarato ieri l’ad al cda e all’assemblea dei soci del gruppo Espresso che hanno approvato sia i conti del 2012 che quelli trimestrali del 2013.
Ma la vera novità la ha annunciata De Benedetti. Per il presidente, entro la fine del 2013, bisognerà puntare sull’online a (parziale) pagamento. La Repubblica.it rimarrà gratuita. Ma sul sito ci saranno anche contenuti “pay” derivanti direttamente dal quotidiano cartaceo (strategia simile adottata dal New York Times e che è in via di valutazione anche da parte dei vertici di Rcs, la società che edita Corsera e Gazzetta dello Sport).
Sarà questa la strategia vincente per il futuro?

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