Fenomenologia del web-centrismo dell’editoria?
Cerchiamo di analizzare questa odierna tendenza.
Punto primo: vanno fatte le dovute differenze tra i blogger amatoriali e quelli invece al servizio di famose testate giornalistiche come gli “indirizzi” economici , Freakonomics di Levitt e Dubner e Marginal Revolution di Cowen e Tabarrok.
Nel caso dei primi (quelli messi su da privati) si tratta di un investimento per il futuro, laddove a decretare il successo o meno dell’iniziativa saranno i lettori stessi.
Lo scopo è infatti quello di cercare un’affezionata cerchia di “contatti” fedeli nel tempo.
Percorso che ha i suoi rischi e richiede un margine di tempo soggettivo per arrivare al break down.
Nel caso dei secondi, dunque parliamo del terreno già spianato dalle testate cartacee come nel caso dell’Huffington Post,le cose sono leggermente diverse.
In questo caso si può già contare su uno zoccolo duro di lettori , magari quelli più tecnologizzati che alla lettura tradizionale del quotidiano, preferiscono quella più immediata del blog a livello di supporto.Come ovvio gli “autorevoli” blog di turno si servono di firme di blogger altrettanto autorevoli in materia.
Ma entra qui in gioco la dolente nota del trattamento economico.
Fa al caso nostro quanto accaduto con i blogger del sito dell’Huffington Post.
Nel Febbraio del 2011 Arianna Huffington, la fondatrice del portale, cedeva per la somma di 315 milioni di dollari il suo sito ad American Online.
I blogger che fino a quel momento avevano scritto per il sito di notizie gratis, decisero di non starci più.
Si trattava di circa 500 blogger che rivendicavano il loro diritto ad un’equa retribuzione per il lavoro svolto.
Il risarcimento chiesto era di circa 100 milioni di dollari, ma la somma non è mai stata corrisposta ai collaboratori in quanto un giudice dello stato di New York ha rigettato la loro causa, adducendo la motivazione che i blogger sapevano di scrivere gratis.
Insomma quello dei blogger non è certo un mestiere facile, come tanti oramai del resto, ma molti di essi celano davvero una buona dose di freschezza ed intuizione giornalistica che farebbe tanto bene al caro vecchio giornalismo italiano che rischia di essere definitivamente chiuso nel baule dei vecchi ricordi.
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