Sono tutt’altro che rassicuranti le voci che arrivano dal Ministero dei Beni Culturali e dalla Siae sull’ipotesi che il Ministro Franceschini sarebbe pronto a firmare un decreto con il raddoppio o, addirittura, la triplicazione delle tariffe per l’equo compenso. L’importo maggiorato, rispetto al normle prezzo di vendita, graverà sui consumatori italiani che saranno costretti a versare il balzello maggiorato ad ogni acquisto di supporto o dispositivo (chiavette, hard disk, smartphone, tablet, pc ecc.) utilizzabile per registrare un brano musicale, un film o altra opera multimediale già regolarmente comprati. “Stiamo parlando di un fiume di denaro (tra i 150 ed i 180 milioni di euro) – si legge in un articolo dell’ Avvocato Guido Scorza apparso sul Fatto Quotidiano – che dalle tasche dei consumatori italiani spiccherebbe il volo verso i forzieri della Siae per essere poi distribuito tra le varie categorie di aventi diritto, inclusi gli autori, ad alcuni dei quali – secondo criteri per la verità niente affatto trasparenti – spettano briciole più o meno importanti!”. La tassa (già presente e introdotta dal decreto Bondi) ha l’obiettivo di risarcire Siae, autori ed editori dei mancati introiti derivanti da copie private di canzoni e film coperti da diritti d’autore e conservati su hard disk o chiavette elettroniche. “Il precedente ministro Bray, anche grazie alle prime 10 mila firme della nostra petizione, – fa sapere l’associazione Altroconsumo – aveva bloccato il tutto in attesa di sviluppare un’indagine ad hoc sulle abitudini dei consumatori per verificare se davvero le copie private di opere musicali e cinematografiche siano cresciute negli ultimi tre anni tanto da legittimare addirittura un aumento di ben 5 volte l’equo compenso, come pretenderebbe la Siae.”