Già la scorsa settimana, il Ministro, a margine di una presentazione stampa, aveva dissipato ogni dubbio su possibili rinvii o la ricerca di soluzioni alternative. Ha spiegato: «dobbiamo mettercelo tutti in testa, perché in Italia questa consapevolezza non c’è. Il diritto d’autore consente la libertà all’artista, quello che gli garantisce il suo spazio di creatività. È in cima all’agenda europea, perché tutte le nuove tecnologie comportano questioni attinenti al diritto d’autore». E, consapevole che la sua scelta non sarà gradita, ha proseguito: «Probabilmente mi prenderò fischi da tutti, perché così accade quando si devono fare mediazioni di questo genere, ma io ho l’obbligo di legge di rivedere le tabelle del 2009 che dovevano essere aggiornate nel 2012». Alcuni parlamentari tra cui Stefano Quintarelli, Andrea Romano e Cristina Bargero lo scorso 11 aprile hanno posto al Ministro un’interpellanza. Chiedevano di rendere pubblici gli esiti dell’indagine sulle nuove “abitudini digitali” dei consumatori commissionata dal precedente Ministro Massimo Bray: «al fine di verificare se le copie private di opere musicali e cinematografiche siano davvero cresciute negli ultimi tre anni, tanto da legittimare un aumento dell’equo compenso del 500 per cento, come richiesto dalla Siae». Venerdì al posto di Franceschini ha risposto alla Camera Enrico Costa, sottosegretario alla Giustizia. Ha precisato: «Sarà cura del Governo rendere noti i criteri sulla base dei quali verranno parametrati i compensi». Tradotto dal burocratese significa che sapremo su che criteri dobbiamo pagare la tassa, ma non è detto siano resi noti i risultati dell’indagine Bray. Richiesta formale di accedere agli atti dell’indagine è arrivata anche da Adiconsum. «Ma per ora – precisa Marco Pierani – non abbiamo riscontri». Dal canto suo la Siae ribadisce che «tutti i principali stati europei chiedono ai produttori tecnologici un equo compenso». Per fare un esempio legato agli smartphone, l’Olanda prevede 2,50 euro, la Francia dagli 8 ai 16 euro secondo la memoria e in Germania si arriva fino a 36 euro. Oltre 4000 creativi italiani hanno firmato la petizione Siae in favore della creatività. Tra i firmatari oltre a Gino Paoli troviamo ad esempio Sorrentino, Arbore, Baglioni, Al Bano, Battiato, Cocciante, De Gregori, Cortellesi e Morandi. E tanti altri.
Vogliamo però chiudere l’articolo con una bella notizia (si, questo era sarcasmo): in assoluta, beffarda controtendenza, il compenso richiesto sui vecchi feature-phone era stato diminuito, da 0.90 a 0.50 Euro. Torneremo tutti al mitico Motorola Startac?