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Equo compenso giornalistico, Iacopino:”porteremo Governo,Fnsi, Fieg, e Inpgi al Tar”

Rifondare la Federazione Nazionale della Stampa dall’interno, e ottenere un vero referendum sul contratto. Sono i due obiettivi ribaditi nella mozione finale, dai giornalisti contrari all’accordo Fieg – Fnsi, che si sono riuniti sabato a Roma nell’assemblea aperta ‘Per un sindacato dei giornalisti-No al contratto, no all’accordo sull’equo compenso per il lavoro autonomo’. Scende direttamente in campo anche l’Ordine dei Giornalisti:”Ci siamo confrontati e vi garantisco che porteremo davanti al Tar governo, Fnsi, editori e Inpgi, che hanno votato a favore dell’equo compenso e dell’apprendistato professionalizzante” ha detto il presidente dell’Odg Enzo Iacopino. ”Credo che chi abbia sottoscritto quei due documenti sia responsabile di un alto tradimento nei confronti della categoria” ha aggiunto Iacopino. Il passaggio, avvenuto nel silenzio, del contratto ”ha gia’ ottenuto un primo risultato, molti colleghi non sanno di cosa si parli. Il nostro dev’essere l’inizio di un lavoro che deve portare a un risultato concreto nell’immediato, per ricostruire un sindacato dei giornalisti. Per questo siamo raccogliendo anche attraverso i social network adesioni per il referendum e stiamo organizzando una nuova grande assemblea a Firenze tra fine settembre e inizio ottobre – ha spiegato Paolo Barbieri, uno dei promotori e firmatari, fra gli altri, con Riccardo Iacona, Milena Gabanelli Andrea Purgatori e Andrea Scanzi dell’appello per ‘un vero referendum’ -. Io sono membro della commissione contratto della Fnsi, un organo consultivo che e’ stato convocato solo per sedute collettive depressive, in cui spiegavano a noi che l’editoria va male. Non c’e’ stato verso di poter lavorare”. Contro l’accordo, si ricorda in un documento distribuito durante l’incontro, si sono gia’ pronunciati anche Stampa romana, le associazioni regionali di Toscana e Emilia Romagna, coordinamenti di freelance, e esponenti degli organismi dirigenti della Fnsi. Inoltre e’ stata depositata l’interpellanza parlamentare sul contratto di sei deputati, primo firmatario Adriano Zaccagnini (ex M5s ora gruppo Misto). ”Questo contratto e’ figlio della subordinazione culturale agli editori. Hanno imposto un modello che va contro la direzione che sta prendendo l’informazione oggi. Nel mondo globalizzato conta la qualita’, senno’ diventi uno spacciatore di notizie senza capacita’ di selezionarle e proporle – ha detto Paolo Butturini, segretario di Stampa Romana -. Il nostro progetto e’ ripartire dai colleghi, da chi e’ dentro e fuori dalle redazioni. E’ prima di tutto una battaglia di democrazia e non per far diventare questo o quello segretario del sindacato. Le posizioni di rendita sono finite. Non si deve giocare a capitalizzare il dissenso”. Da Purgatori e’ arrivato pero’ uno schietto invito a fare anche autocritica: ”Dato per scontato che questo contratto vada stracciato, e che si debba fare il referendum, il punto e’ pensare che fuori c’e’ un Paese che non ci ama. Se vogliamo ricucire quel rapporto dobbiamo batterci perche’ il Paese abbia diritto a un’informazione nella sua interezza. Dobbiamo anche essere tanto coraggiosi da dire che non si puo’ andare a fare un contratto con editori che si occupano di tutt’altro e per cui l’informazione e’ solo uno strumento di pressione politica”. Questo contratto ”e’ una Caporetto per la categoria – ha detto Maria Antonietta Avolio -. Mancano una parte normativa e la tutela dei piu’ deboli”. All’incontro ha partecipato anche Bianca Di Giovanni de L’Unita’, che ha ricordato la situazione drammatica in cui si trova il quotidiano (”i liquidatori ci hanno detto che se in un mese non arriva un piano editoriale serio, il giornale chiudera”’). Ai giornalisti della testata e’ arrivata una mozione di solidarieta’ dell’assemblea.

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