La proposta di legge sull’equo compenso per il precariato giornalistico diventerà legge la prossima settimana. Per quella data dovrebbe arrivare il parere positivo da parte del governo e dunque la commissione Cultura della Camera potrà licenziare definitivamente il testo in sede legislativa. È quanto reso noto dal deputato dell’Udc Enzo Carra, relatore e primo firmatario della proposta di legge.
La proposta di legge è senz’altro un primo passo importante per combattere l’irrisorietà dei compensi erogati dalle testate soprattutto per le collaborazioni di tipo autonomo ma le criticità da risolvere sono ancora molte. Tanto per iniziare, cosa si intende per “equo compenso”? Per l’articolo 1 del provvedimento l’equità retributiva è «la corresponsione di un trattamento economico proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto». E quale sia questo “trattamento economico” lo deciderà una Commissione istituita presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La Commissione avrà anche il compito di redigere un elenco degli editori che garantiscono il rispetto dei citati requisiti minimi. L’iscrizione in tale elenco è requisito necessario per l’accesso a qualsiasi contributo pubblico in favore dell’editoria. Questo significa che si verrà a creare una disparità tra le testate che presentano la domanda per accedere ai contributi statali – costrette a rispettare il tariffario indicato – e quelle che non accedono ai contributi.