“Non c’è bisogno di urlare, di ‘barbaradursizzare’ l’informazione per fornire elementi ai cittadini. I cittadini hanno bisogno di verita’, sono migliori di quanto a volte noi riteniamo di credere. Sono capaci di capire, di cogliere le sfumature, basta che vengano informati senza urla e senza mistificazioni”. Lo ha detto Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, a Catanzaro per partecipare ad un corso di aggiornamento, aperto da un saluto del presidente dell’Ordine della Calabria, Giuseppe Soluri, sul tema “Deontologia del giornalista. Equo compenso. Futuro della professione”. “Tutti quanti noi – ha aggiunto Iacopino – dobbiamo capire che questo mestiere non si fa che con umilta’, quale che sia l’eta’ anagrafica che abbiamo. Se non si capisce che l’evoluzione dei canali e degli strumenti di informazione e’ tale che impone un aggiornamento continuo del nostro modo di fare informazione, questo e’ un grave errore nei confronti di noi stessi, della professione e, non da ultimo, dei cittadini che hanno bisogno di un’informazione di maggiore qualita’ che sia rispettosa delle persone”. “Il compenso rimarra’ iniquo – ha aggiunto Iacopino – fino a quando i colleghi non decideranno di rivendicare quanto loro spetta. L’Ordine puo’ solo trasmettere questo messaggio perche’ le norme procedurali italiane non consentono all’Ordine di sostituirsi al singolo nella rivendicazione dei propri diritti. Quella di un domani migliore accettando per l’oggi le mortificazioni non solo economiche e’ un’illusione spacciata da editori e, non di rado, anche da colleghi piu’ o meno disinvolti per continuare ad avere quasi degli schiavi al loro servizio. Sentire parlare, anche come e’ avvenuto qua, di compensi anche di un euro ad articolo e’ una cosa che mi indigna e che suona vergogna non per chi e’ costretto a subire questa prevaricazione, ma per chi, magari iscritto provvisoriamente all’Ordine dei giornalisti, questa cosa impone. Se avremo la possibilita’, questi colleghi saranno sanzionati per il loro comportamento indecente, irresponsabile e in contrasto con le norme deontologiche della nostra professione”.
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