Difendere il Pluralismo dell’Informazione, elemento fondamentale per la democrazia e sancito dalla Costituzione, opponendosi fermamente ai tagli indiscriminati ai contributi pubblici all’editoria, sbandierati a più riprese da Vito Crimi e dal Movimento Cinque Stelle, ma allo stesso tempo disponibilità a sedersi intorno ad un tavolo per trovare una soluzione.
Il vasto mondo dell’editoria indipendente si è dato appuntamento mercoledì 7 novembre a Montecitorio per la conferenza stampa “La democrazia si amplifica con le voci del territorio. Pluralismo e giornali una garanzia per il futuro” indetta appunto da Alleanza delle Cooperative italiane Comunicazione, Federazione Italiana liberi editori, Federazione italiana settimanali cattolici e Unione Stampa Periodica Italiana.
Tra gli interventi più attesi quello di Alessandro Morelli, deputato della Lega, presidente della commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera, giornalista e piccolo editore che ha ribadito la differente posizione del Carroccio sul tema: “Siamo assolutamente contrari a ogni tagliola sui fondi. Incontrerò Crimi per illustrare la nostra posizione. E’ chiaro che si deve partire dalla necessità di un ragionevole equilibrio e per ottenerlo serve un percorso condiviso che miri a tutelare la ricchezza dei territori, che hanno bisogno di informazione di qualità, con lo sviluppo tecnologico che può partire proprio da questo settore vitale per il Paese”.
L’esponente della Lega suggerisce che “una strada utile potrebbe essere quella di puntare sul digitale e il 5G che è un futuro dietro l’angolo. Un criterio che potremmo tenere in considerazione nell’attribuzione dei fondi“. L’azzeramento dei fondi all’editoria “non è nel contratto di governo, quindi si può discutere” – avverte Morelli, ma è anche vero che “politicamente” il Movimento Cinque Stelle si è molto esposto su questo tema “sarà difficile che possano tornare indietro. Dobbiamo lavorare per trovare una soluzione che possa essere positiva per tutti” – conclude.
“E’ stato fatto anche in questi anni per la riforma dell’editoria – ha ricordato Roberto Calari, presidente dell’Alleanza delle cooperative italiane comunicazione – abbiamo provato tutti a contribuire in modo molto attivo, mettendo in primo piano trasparenza e rigore nell’attribuzione dei contributi pubblici, ma anche certezza d’investimento”.
Proprio la nuova legge sull’editoria, approvata nel 2016, ma non ancora pienamente entrata in vigore, “rischia di essere uccisa nella culla dal Movimento Cinque Stelle – ha detto Roberto Paolo, presidente della Federazione Italiana Liberi Editori. Con il fondo, che è stato già radicalmente tagliato, si tengono in vita 300 testate e si da’ da mangiare a 10 mila famiglie. Eliminarlo sarebbe un disastro epocale. Di Maio ha detto di voler abolire il contributo pubblico per rendere più libera la stampa. In sostanza per renderci liberi ci uccide”.
Insomma tutto si può migliorare, anche la stessa legge che è appena entrata in vigore, ma è fondamentale tutelare un patrimonio, il pluralismo che, lasciato alle sole regole del mercato, potrebbe tradursi in squilibri territoriali. Un punto condiviso anche dal presidente emerito della Corte costituzionale Gian Maria Flick, presente in sala: “Se scompare la stampa locale è come se scomparisse una parte d’Italia. Pluralismo, secondo l’orientamento della Consulta, significa pure possibilità di nuovi ingressi nel sistema dell’informazione”.
Carlo Verna, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, è tornato sulla richiesta di “un tavolo e un confronto trasparente. Oltre al destino di testate storiche come Manifesto e Avvenire, e di molte locali, c’è in gioco il diritto dei cittadini di essere informati correttamente”.
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