Pluralismo dell’informazione e diritti dell’editoria e dell’emittenza locale italiana sono messi a rischio da processi di concentrazione e dall’uso mercantile delle grandi istituzioni culturali. Cestaro (Slc Cgil) parla a RadioArticolo1 e annuncia: “Sabato 7 maggio in piazza a Roma per l’emergenza clutura”
La Giornata mondiale della libertà di stampa è il momento ideale per tirare un po’ le somme dell’attualità vissuta dall’informazione in Italia. A fine aprile Reporters sans Frontieres ha pubblicato un rapporto secondo cui l’Italia è tra gli ultimi Paesi dell’Unione europea e la situazione, tra leggi e provvedimenti che si intravedono all’orizzonte, non lascia intravedere sviluppi positivi. Intervenuto a RadioArticolo1, il segretario generale della Slc Cgil Massimo Cestaro ha spiegato: “Siamo molto indietro in materia di informazione nel nostro Paese. Stiamo assistendo a processi di concentrazione di grandi gruppi editoriali, come Rizzoli-Mondadori e Repubblica-Stampa, che possono provocare rischi sul pluralismo dell’informazione”.
Per quanto riguarda la tutela dell’editoria non profit e delle emittenti locali, ha raccontato ancora Cestaro, non sembra che il governo voglia agire con decisione. Il segretario del sindacato dei lavoratori della comunicazione ha poi centrato l’attenzione sul dibattito in Parlamento sulla legge sull’editoria che dovrebbe portare entro l’estate a una riforma del settore. La tutela del pluralismo è una tematica molto importante in un Paese democratico “di comuni, d’identità territoriali assai forti, e su tale versante l’emittenza locale svolge un ruolo importante”. Cosa servirebbe in questo contesto? “Avremmo bisogno che accanto ai processi di concentrazione vi fosse anche un’azione di Governo e Parlamento per tutelare le altre voci dell’informazione”.
Capitolo Rai: dopo che il premier Renzi ha avviato la consultazione per conoscere meglio la situazione, nel servizio pubblico c’è gran fermento. Cestaro ha espresso qualche dubbio su questa procedura, “perché a volte sentire tutti può equivalere a non sentire nessuno: sono stati interpellati un centinaio di soggetti a vario titolo, ma non abbiamo idea di cosa sia emerso, e l’aspetto più sgradevole è che dal confronto sono stati esclusi i sindacati, sapendo che da tempo abbiamo espresso forti preoccupazioni sulla ‘riformina’ Rai che ha modificato il sistema di governance. Se leggiamo ciò in relazione alla riforma costituzionale e al referendum di ottobre, si configura un rapporto strettissimo tra governance Rai e governo del Paese”.
La ‘riformina’ ha abrogato due articoli di legge che definivano il profilo di servizio pubblico radiotelevisivo e per questo il segretario della Slc Cgil è allarmato e ha detto che metterà in piedi un’iniziativa il prima possibile. Intanto, ha dichiarato ancora Cestaro, “qualche giorno fa abbiamo presentato una piattaforma unitaria per il rinnovo del contratto Rai. Puntiamo a un sistema di relazioni industriali più efficiente di quello precedente, ma il tema principale è la tutela dei profili professionali, che sono importanti per la qualità del servizio”.
La tutela delle persone e delle professionalità del servizio pubblico è una questione essenziale per il sindacalista perché la Rai rappresenta sì un organo d’informazione, ma è anche una grandissima azienda di produzione culturale. Per questo motivo “vorremmo capire la Rai dove si colloca, nell’ambito del riassetto della produzione multimediale e in relazione allo sviluppo delle nuove tecnologie”. Anche perché “stiamo assistendo ad alcuni movimenti (penso a Vivendi su Telecom) con l’idea di avere un grande produttore di contenuti che, non a caso, acquisisce un peso importante nel pacchetto azionario di una grande azienda di telecomunicazioni, perché la televisione del futuro, la cosiddetta 4K, viaggerà su fibra ottica”.
Ma il segretario della Slc Cgil ha parlato anche delle questioni dei call centre, “ci stiamo battendo per l’applicazione della clausola sociale”, e sulle vicende di Poste ed Enel, “è evidente che aziende partecipate pubbliche non possono avere comportamenti con società in appalto ispirati al criterio del massimo ribasso”.
Buone notizie per i call centre: “Dovremmo concludere un’intesa con Astel, l’associazione delle aziende di tlc, per mettere in pratica la seconda parte della legge che sancisce il principio della continuità del rapporto di lavoro, lasciando alle parti la decisione sulle modalità attuative. Dovremmo farlo introducendo ulteriori criteri di salvaguardia per i lavoratori, e quello sarà un altro passaggio importante, ma ancora non sufficiente, perché il numero dei call centre è smisurato”.
Su Poste ed Enel Cestaro ha spiegato che “il gruppo è straordinario per dimensioni e per l’insieme dei servizi offerti: da un lato, gestisce il grosso del risparmio degli italiani, dall’altro, svolge una parte importante del servizio universale, e siccome si è fortemente ridotto il contributo dello Stato, occorre un processo d’innovazione interno che metta in sicurezza soprattutto il servizio pubblico”.
Cultura e comunicazione devono andare sempre insieme. Perciò Cestaro ha annunciato la presenza del sindacato in piazza della Repubblica a Roma, sabato 7 maggio, “assieme a quanti hanno deciso di lanciare quell’appello che va sotto il capitolo emergenza cultura. C’è una tendenza sempre più forte, in particolare da Renzi e Franceschini, ma anche dai governi precedenti, dell’uso mercantile delle grandi istituzioni culturali, che debbano avere un mercato anche dal punto di vista turistico, ecc”.
Su questo il sindacato è favorevole, tuttavia servono anche altri elementi di valutazione delle grandi istituzioni culturali. A titolo di esempio consideriamo le difficoltà affrontate dalle fondazioni lirico-sinfoniche “con il governo che non fa nulla: siamo preoccupati che i teatri diventino scatole vuote da riempire di volta in volta con grandi eventi, rinunciando a quel ruolo di formazione della cultura del sistema Paese”, ha concluso Cestaro.