Chi si aspettava un nuovo atteggiamento nei confronti dell’editoria online rimarrà, almeno in parte, deluso. Innovazione, collaborazione, apertura, libertà di imprendere e di informare. Parole chiave apparentemente assenti negli ultimi giorni di storia della stampa digitale. Vi raccontiamo di 3 episodi, ognuno dei quali mette in mostra il pensiero della politica di oggi e il differente comportamento nei confronti dell’establishment da una parte e del “nuovo” dall’altra.
Il sottosegretario Luca Lotti ha firmato il decreto sul Fondo Straordinario per gli interventi a sostegno dell’editoria (triennio 2014-2016) che disciplina i criteri e le modalità di concessione ed erogazione per l’anno 2014 delle risorse per un importo che in prima stesura era 50 milioni per il 2014, su un importo complessivo di 120 per il triennio, importo ad oggi ancora non definito (si parla, per questo anno, di 20 milioni di investimento tra prepensionamenti e sgravi fiscali sulle nuove assunzioni e di circa 7 milioni e mezzo per l’innovazione tecnologica. Il fondo, era stato istituito dal predecessore Giovanni Legnini e per lo stesso era stato sottoscritto un accordo quadro il 6 agosto 2013 da tutte le associazioni degli editori (ANSO per l’online). Con il cambio di governo Luca Lotti ha inizialmente richiesto un incontro con tutte le organizzazioni di editori, chiedendo intanto relazioni e pareri e auspicando con ognuna di potersi incontrare singolarmente per i necessari approfondimenti. Questi incontri che non sono poi mai avvenuti, nonostante le ripetute richieste delle varie organizzazioni. Quello che era iniziato come un tavolo aperto alla discussione si è poi rivelato un “tavolino” piuttosto ristretto, sebbene con un banchetto ricco, visto che la scorsa settimana il Dipartimento dell’editoria ha siglato un accordo quadro in merito al fondo straordinario con Fieg, Fnsi e Inpgi. Tutti gli altri non hanno potuto far altro che apprendere la notizia a fatto compiuto. Nel merito del decreto entreremo solo dopo averlo approfondito nel dettaglio. Per ora registriamo solo una atteggiamento autoriario e di parte della gestione del fondo, che di sicuro non giova né tutela i tanti attori coinvolti nel mondo dell’editoria. La maggioranza, quelli che garantiscono la pluralità dell’informazione. (ANSO)