Queste ultime tappe sono state saltate. E le reazioni non sono state buone.
La Federazione italiana liberi editori, fa sapere al Governo, attraverso un comunicato, che “ricevere una sola associazione in un momento così importante significa delegittimare le altre, e le migliaia di imprese associate alle diverse sigle che sottoscrivono in maniera unitaria questo documento. Delegittimazione – si legge ancora – particolarmente delicata in un settore la cui peculiarità è il pluralismo, ossia la diversità di opinioni”.
Perfino membri del Pd, come Umberto D’Ottavio, insieme ai colleghi parlamentari Portas e Bragantini, hanno posto un interrogazione al ministro di riferimento. “Chiediamo al ministro – dice D’Ottavio, primo firmatario dell’ interrogazione – di conoscere per quali ragioni le numerose altre imprese rappresentative di interessi datoriali, o, comunque, di categoria, tra cui anche, a titolo esemplificativo, l’Ordine dei giornalisti siano state escluse dalla fase finale della consultazione, provocando una sostanziale delegittimazione di tutte le sigle che non corrispondono ai nomi di FIEG e FNSI”.
Poi, è il turno della Lega. Il comunicato di ieri sera, recita così: “Abbiamo presentato un’interpellanza urgente al presidente del Consiglio per sapere quali provvedimenti intenda adottare per coinvolgere nuovamente nei tavoli di lavoro per la ripartizione dei fondi per l’editoria le associazioni di categoria che rappresentano i piccoli e medi editori”. Queste le parole della senatrice della Lega Nord, Silvana Comaroli. “Il governo – continua il comunicato – a seguito della stipula dell’accordo contrattuale tra la Fieg e l’Fnsi, ha deciso di continuare i tavoli di consultazione per la definizione del regolamento solo con la principale associazione di categoria. Purtroppo – chiude il testo – dobbiamo constatare che prosegue la scelta di Renzi di sedersi al tavolo solo con i grandi per favorire gli amici degli amici a scapito dei piccoli editori”.
Francesco Vetere, dell’Uspi, vede invece queste decisioni “come una normale tappa di avvicinamento a un traguardo finale. Mi aspettavo – dice – che sarebbe andata così. Non sono sorpreso. Mi pare anzi che abbiano preso un bell’impegno: non si parla, infatti, solo di pagare per i prepensionamenti, ma si parla di assumere. E questo mi pare buono”.
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