L’articolo 122 della legge di legge di bilancio prevede una serie di sostegni a favore dell’editoria, con misure in larga parte rivolte a sostenere le maggiori testate. La crisi si fa sentire e nessun grande editore si dichiara più contrario al sostegno pubblico all’editoria, anzi. Basta vedere la posizione di Cairo e de Il Fatto quotidiano che mette bene in evidenza di non accedere ai finanziamenti pubblici, ma poi lo fa, nonostante sia quotato in borsa.
Comunque, anche su quest’articolo si è scatenata una pioggia di emendamenti volti a correggere, integrare, modificare le proposte del Governo.
Simpatico vederli un po’ alla volta, secondo lo schieramento.
I cinque stelle Garruti, Toninelli, Mantovani, Perilli e Santangelo sono coerenti con le vecchie posizioni del movimento, prima che diventasse il partito di Conte, e chiedono di sopprimere l’articolo o di dimezzare la misura dell’intervento, pari a 90 milioni di euro per il 2022 e a 140 milioni di euro per il 2023. Sempre loro chiedono di eliminare dalle misure oggetto di sostegno le ristrutturazioni aziendali e gli ammortizzatori sociali, strumenti da sempre molto graditi ai grandi editori per ridurre il costo redazionale.
In direzione opposta, i senatori Iannone, Barbaro, Calandrini e De Carlo di Fratelli d’Italia che chiedono con un primo emendamento, probabilmente provocatorio, di decuplicare le risorse per il 2022, portandole da 90 milioni a 800 milioni di euro, e, con un altro emendamento, di prevedere che le misure di sostegno assumano stabilità dal 2023. In altri termini, il finanziamento assumerebbe carattere ordinario, come d’altronde, in molti paesi dell’Unione.
L’emendamento del senatore Moderna prevede l’estensione dei benefici anche a favore delle rivendite in esclusiva dei giornali per sostenere la consegna a domicilio dei giornali e per accedere a nuove opportunità imprenditoriali.
Si occupano, invece, dei giornalisti i senatori De Petris, Bucella, Laforgia, Grasso e Ruotolo di Liberi e uguali che richiedono che le risorse vadano sostanzialmente rivolte alle iniziative rivolte a sostenere la stabilizzazione dei giornalisti e non dei giovani come la norma, invece, prevede.
L’emendamento della senatrice Biti è rivolto a creare una nuova figura professionale, ossia quello dell’esperto in comunicazione digitale, cui dovrebbero ricorrere gli enti pubblici per la comunicazione istituzionale.
Un’altra senatrice cinque stelle presenta una serie di emendamenti che sostanzialmente sono rivolti a spostare una delle risorse del Fondo per il pluralismo e per l’innovazione a favore delle emittenti televisive locali (il 70 per cento) e radiofoniche locali (il 30 per cento). La senatrice prevede, inoltre, un fondo di 25 mni di euro a favore dei fornitori di servizi media audiovisivi con un fatturato inferiore ai 500.000 euro.
Sempre la senatrice Piarulli, ma non è la sola, come vedremo, prevede, proprio una cinque stelle, una tombale approvazione delle pratiche giacenti presso il Dipartimento informazione editoria per le imprese radiofoniche e televisive locali che hanno gli stessi diritti delle imprese editoriali. Anzi uno in più: il nuovo istituto giuridico dell’approvazione tombale. Ma attenzione; ha la stessa idea il senatore Astorre del Pd e, con diversa formulazione, i senatori Crucioli, Angrisani, Granato e Corrado del misto. Infine, la senatrice Piarulli chiede la sospensione dei bandi per l’assegnazione della capacità trasmissiva e per l’attribuzione della numerazione lcn.
Dell’annoso ed irrisolto problema del pagamento della rata di mutuo a Poste Italiane S.p.A. si occupano, con distinti ma uguali emendamenti il senatore Manca (Pd), il senatore Presutto (M5S), il senatore Damiani FIBP-UDC, Montani, Ferrero, Faggi, Testor e Tosato della Lega con un’inusuale concordanza di gruppi parlamentari di diversa estrazione per garantire il pagamento alle Poste.
I senatori Ferrazzi e Stefano del Pd, Calandrini e De Carlo di FdI, i senatori Marti, Corti, Ferrero, Faggi, Testor e Tosato della Lega chiedono l’introduzione di un nuovo articolo che incrementi la quota spettante al Ministero dello sviluppo economico e, quindi, destinata alle emittenti radiotelevisive di 15 mni di euro; mentre i senatori Crucioli, Angrisani, Granato e Corrado con un emendamento puntano a ripartire in maniera differente gli importi tra le emittenti radiotelevisive. Di stesso avviso i parlamentari Ricciardi e Turco del M5S.
Diversi senatori firmano anche un emendamento rivolto a sostenere l’apertura di nuove edicole o il subentro in quelle già esistenti. Infatti, l’emendamento rubricato bonus nuove edicole è stato presentato dai senatori Iannone, Barbaro, Calandrini e De Carlo di Fratelli d’Italia, dal senatore Modena e Damiani, FIBP-UDC. Gli stessi senatori hanno anche sottoscritto un emendamento per sostenere la consegna a domicilio dei giornali da parte dei giornalai.
I senatori Corti, Ferrero, Romeo, Faggi, Testor e Tosato della Lega propongono con un emendamento di prorogare anche per il 2022 il contributo straordinario a favore dell’emittenza locale pari a 30 mni di euro già previsto per il 2020 e per il 2021.
Chiedono l’istituzione di un tavolo per le problematiche dell’emittenza locale e nazionale i senatori del gruppo misto Paragone, Giarrusso, Martelli, Crucioli, Angrisani, Granato e Corrado.
I senatori Gaudiano e Di Nicola del M5S chiedono, invece, di prevedere l’esenzione del canone Rai per i cittadini residenti e per le imprese localizzate in luoghi in cui vi sono disservizi nella ricezione del segnale.
Infine, sono diversi gli emendamenti che hanno ad oggetto il sostegno diretto alle imprese non profit, totalmente escluso dalle misure previste dall’articolo 122 del disegno di legge che, come detto, sembra orientato a sostenere i grandi gruppi editoriali.
A chiedere l’abrogazione del famigerato comma 810 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, voluta dal precedente sottosegretario all’editoria e reggente a tempo perpetuo del movimento cinque stelle Vito Crimi sono i senatori Corti, Ferrero, Faggi, Testor e Tosato della Lega; Manca, Misiani, Rampi, Verducci e Marilotti del Pd; Ferro e Damiani di FIBP-UDC; De Carlo e Calandrini di FDI.
L’emendamento dei senatori Manca e Misiani prevede anche l’abrogazione dell’anzianità di costituzione dell’impresa per cui nell’ipotesi in cui questo emendamento fosse approvato il requisito per accedere ai contributi diretti sarebbe l’edizione di una testata giornalistica edita da almeno due anni, purché chiaramente l’impresa fosse in possesso di tutti gli altri requisiti previsti dalla legge.
Un emendamento presentato da senatori De Petris, Buccarella, Laforgia, Grasso e Ruotolo di Leu; Collina del PD; Ferro, Damiani e Toffanin FIBP-UDC, prevede la proroga della stabilità del contributo rispetto a quello percepito per il 2019 anche per il 2022 e, allo stesso modo, prevede per l’esercizio 2021 l’estensione del parametro rispetto alla diffusione minime di copie.
Con più spessore l’emendamento presentato dai senatori De Carlo e Calandrini, FDI, che chiedono la proroga della stabilità del contributo e del parametro della diffusione per due esercizi.
Con grande coraggio i senatori Rampi, Verducci e Marilotti del Pd, De Carlo e Calandrini, FDI, Ferro, Damiani e Modena, FIBC-UDC, propongono di modificare alcuni parametri del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 divenuti insostenibili a regime a seguito delle modifiche intervenute nel consumo di informazione a causa della diffusione della pandemia.
Salvatore Monaco
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