Togliere i fondi ai giornali non è attaccare il pluralismo. E sono gli editori ad avere colpe, è solo contro di loro, non contro i giornalisti, se il M5S vuole tagliare i contributi diretti.
Parole e musica del sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria Vito Crimi. Dopo la valanga di reazioni all’accantonamento dell’emendamento Varrica, era già intervenuto per sottolineare come non si trattasse d’altro che d’una tregua, finalizzata a ristrutturare il provvedimento per tagliare i contributi diretti alle testate giornalistiche.
Crimi, però, ci tiene a spiegare che lui non è contrario alla libertà di stampa e che, contestualmente, non identifica nel sostegno alle testate un aiuto serio e concreto a favore del pluralismo dell’informazione.
E dopo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quello del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, è il sottosegretario che, presa la parola alle celebrazioni per i cento anni dell’Associazione stampa parlamentare, è proprio lui a riprendere la storica battaglia del Movimento Cinque Stelle.
Così, rispolverando l’antico (ma sempre attualissimo) armamentario ideale, su tutti l’idea che i giornali non debbano fare politica, spiega: “Non ho visto la stessa mobilitazione quando, invece, in passato, ci sono stati interventi molto pesanti e diretti. Parlo di epurazioni e censure, questi sono fatti avvenuti”. E aggiunge: “Davanti a giornali che, oltre a fare informazione fanno politica e quindi condizionano l’orientamento dell’opinione pubblica, rivendico a nome del governo la libertà di poter esprimere contrarietà nei confronti delle posizioni o delle opinioni espresse dai giornali”.
Perciò Crimi spiega: “Non c’è alcun attacco al pluralismo. Vorrei che questo concetto rimanesse distinto dalla questione dei contributi all’Editoria. Se lo Stato deve intervenire lo deve fare nel sistema, nel settore industriale dell’Editoria, e non esclusivamente sugli editori. Fino a oggi i contributi sono stati tutti diretti verso l’editore. Ma il settore dell’Editoria è complesso, ha tanti attori e a tutti questi attori che occorre dare un sostegno, perché anch’essi patiscono le sofferenze del mercato”.
Infine, Crimi dà i numeri del settore: “L’Editoria è stato un settore industriale che ha avuto contributi come pochi altri settori. Parliamo di quasi 4 miliardi di euro, il sostegno quindi è innegabile che ci sia stato. Purtroppo non è stato sfruttato per affrontare le nuove sfide ma è stato utilizzato, da parte degli editori, per mantenere lo status quo. Su questo aspetto, quindi, i giornalisti non c’entrano nulla”.
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