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EDITORIA CARTACEA NEL “CIMITERO”. IL FUTURO È IN RETE

Il 95% dei giornali americani scomparirà. Il futuro è del “giornalismo partecipativo”.
Un osservatorio sulla morte e sulla nascita dei giornali in Italia servirebbe. Negli Usa già c’è ed è il “Newspaper death watch”. Non stiamo parlando di un classico centro studi, ma un blog creato un giornalista, Paul Gillin, esperto di tecnologia da un quarto di secolo. Gillin, già anni addietro parlava di informazione on line; fu giudicato troppo “futurista” dal Wall Street Journal e dal Boston Globe. Licenziato da entrambe le testate, Gillin decise, nel 2007, di creare un sito tutto suo. Obiettivo? Informare la gente sulle “mutazioni genetiche” dell’editoria. Ecco che nasce il “Newspaper death watch”: una sorta di cimitero dei giornali morti che riposano nella categoria “Rip” (riposa in pace), ma anche una sala parto dove raggruppare i nuovi progetti on line. Per questi la sigla è “Wip”, work in progress.
In Italia la prima categoria sarebbe stracolma. Nel Belpaese sono tante le ormai ex testate: dalle più blasonate Liberazione e Il Riformista ai giornali locali, meno conosciuti, ma non per questo meno preziosi. Basta ricordare Il Nuovo Corriere di Firenze e di Arezzo che fra qualche giorno sarà liquidato. E poi c’è la free press. Per i giornali gratuiti la riduzione della pubblicità è stata fatale. Un esempio: il City ha chiuso per mancanza di sufficienti inserzioni, nonostante avesse i lettori in continua crescita.
L’ecatombe editoriale potrebbe continuare. Il bilancio è solo lievemente compensato dalle novità positive. Sono nati interessanti siti di informazione on line come L’Inchiesta e Il Post. Unico difetto: sono pochi rispetto ai giornali morti.
L’unica cosa certa è che Gillin, quando qualche anno fa parlava di informazione on line, aveva ragione a tutto spiano. Anche in Italia il futuro dell’informazione è in rete. L’ultimo studio della Fieg parla chiaro: dal 2009 al 2012 i lettori dei siti web dei quotidiani sono passati da 4 a 6 milioni con un incremento del 50%. E la crescita non sembra esaurita.
Gillin ci aveva visto lungo. Il giornalista statunitense è stato lungimirante e non rinuncia a fare la “Cassandra”, suo malgrado, per il futuro dell’editoria cartacea. «È dal 1999 che lavoro prevalentemente online. Questa esperienza mi ha aperto gli occhi sui cambiamenti epocali che stanno avvenendo nei media, cambiamenti che porteranno alla scomparsa del 95% dei principali giornali americani. Alla fine questo declino preoccupante sta facendo nascere un nuovo modello di giornalismo basato sull’aggregazione e sui contenuti generati dagli utenti. Sono ottimista e penso che il nuovo giornalismo sarà meglio del precedente. Solo che il passaggio è dirompente».
Tutto nasce dal dolore, anche un nuovo modello di giornalismo.
Egidio Negri

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