Nell’illustrare il progetto di riforma del settore dell’editoria che il governo intende varare forse già in autunno, Bonaiuti ha ribadito che, «per quanto riguarda i contributi diretti, la scelta dei percettori spetta solo e unicamente al Parlamento. Credo che i contributi a fondo perduto possano essere mantenuti – ha detto – ma è venuto il momento in cui noi, tutti assieme, e quindi con l’appoggio determinante dell’opposizione, dobbiamo stabilire dove tirare una sorta di linea di demarcazione, fissando i paletti oltre i quali i contributi non vanno erogati». Quanto ai «contributi indiretti, nostro intento – ha spiegato il sottosegretario – è valorizzarli sempre più, perchè li consideriamo gli unici ‘market friendly’, cioè in grado di non alterare minimamente le condizioni di base del mercato. Sto parlando del credito agevolato, del credito d’imposta e delle agevolazioni tariffarie. Il nostro criterio sarà quello di un rifinanziamento intelligente del credito d’imposta, premendo sul ministero del Tesoro del quale già conosciamo la scarsa propensione ad aprire i cordoni della borsa». Altro punto essenziale della riforma sarà l’ampliamento dei mercati: «Il mercato tradizionale è molto angusto: basti pensare che la vendita media giornaliera delle testate è uguale a quella del 1956: in pratica, con le vendite siamo rimasti all’epoca della defenestrazione di Stalin. L’ampliamento del mercato passa anche attraverso l’espansione della propensione alla lettura. Purtroppo in Italia si legge molto poco, per responsabilità anche e soprattutto nella scuola che poco invoglia a farlo. Perciò sarebbe necessario avvicinare il prodotto editoriale al consumatore attraverso un sistema distributivo più efficace. Sono convinto che il sistema delle edicole sia una ricchezza da mantenere, ma anche da rendere più efficiente: pensiamo a un meccanismo di informatizzazione, che renda possibile in ogni momento sapere esattamente a quanto ammonta il venduto, anche per i collaterali». Nel complesso, ha concluso Bonaiuti, «la legge che ci accingiamo a varare, sentendo tutte le componenti dell’editoria e in collaborazione con l’opposizione, punta a ricercare l’omogeneizzazione dei media con una riforma di sistema che punti sul multimediale, salvaguardando però la specificità di ogni mezzo di comunicazione. Serve una norma di equilibrio che riesca a produrre sinergie positive concorrenti tra i diversi media».
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