Nel quinquennio 2011-2015 i ricavi aggregati dei nove maggiori gruppi editoriali italiani hanno segnato una flessione del 32,6%, passando dai 5,7 miliardi di euro del 2011 ai 3,9 miliardi del 2015 (-4,2% rispetto ai 4,1 miliardi del 2014). E’ quanto si legge nell’analisi condotta dal Centro Studi di Mediobanca. In un quinquennio si sono persi 2 miliardi di ricavi, pari a quasi un terzo del fatturato 2011. Le riduzioni hanno riguardato più la raccolta pubblicitaria (-36,5% sul 2011) che la diffusione (-29,9% sul 2011), mentre sul 2014 c’è un’inversione di tendenza (-2,9% la pubblicità e -5,3% la diffusione). L’incidenza dei ricavi diffusionali sul fatturato complessivo è poi aumentata di 4 punti percentuali al 42,2% nel 2015 (38,5% nel 2011), mentre quella dei ricavi pubblicitari è risultata in leggera flessione dal 37,2% al 36,8%. Si tratta di un significativo cambiamento del modello di business nell’editoria. Per quanto riguarda la dinamica diffusionale, il numero delle copie cartacee è diminuito complessivamente del 34,4% negli ultimi cinque anni con Repubblica e Corriere della Sera, in calo entrambi del 37% circa. Hanno tenuto meglio le testate del gruppo Monrif Quotidiano Nazionale (-20,3% e tra queste Il Giorno -15,5%) e Milano Finanza (-26,4%). D’altra parte nel quinquennio tutti gli editori hanno registrato una netta flessione dei ricavi pubblicitari compresa tra il 30% e il 40% circa. Minori vendite che hanno ridotto l’occupazione: -24,8% nel periodo (-4.600 dipendenti). La flessione delle vendite è inoltre proseguita, ma in maniera meno accentuata, nei primi nove mesi di quest’anno con il fatturato aggregato in calo complessivamente del 3,5% (era diminuito del 4,2% nell’intero esercizio 2015). Nel dettaglio, il gruppo Cairo Communication è l’unico ad aver aumentato i ricavi (+1,9%), invece la flessione ha sfiorato il 10% per Class Editori e l’8%-9% per Monrif e Il Sole 24 ore. E se il capitale netto aggregato si è ridotto nell’ultimo quinquennio del 41,7% (-1.258 milioni) a causa delle perdite cumulate, pari a 2.051 milioni, con solo due gruppi che hanno fatto eccezione: Itedi, grazie ai versamenti in conto capitale dell’azionista Fca per 105 milioni e l’Espresso per il cumulo degli utili nel quinquennio, la redditività industriale è rimasta positiva per Mondadori , Espresso e Cairo Communication . Il dato peggiore in valore assoluto è quello de Il Sole 24 ore con un margine operativo netto negativo per 45 milioni quest’anno, quasi raddoppiato rispetto ai -25 milioni dei primi nove mesi del 2015, che si è riflesso in un risultato netto negativo per 62 milioni. Anche Rcs ha chiuso in perdita il periodo per 17 milioni, ma in miglioramento rispetto ai -126 milioni dello stesso periodo dell’esercizio precedente.
Anche sul fronte dell’occupazione, Cairo Editore si è distinto con un incremento degli organici da 190 a 216 unità (+13,7% ). Viceversa, la contrazione degli organici è stata cospicua per Rcs , toccando un terzo delle consistenze del 2011 (-32%), equivalenti a circa 2.200 unità, di cui oltre 600 fuoriuscite in Francia con la cessione del gruppo Flammarion 7, e per Il Sole 24 ore che ha ridotto gli organici di oltre 700 unità (-36,9%) di cui 436 relativi al ramo software ceduto nel maggio 2014 e per Class (-36,6%, 170 unità). La riduzione della forza lavoro in tutti gli altri gruppi si è attestata fra il -15,9% di Mondadori e il -23,5% di Caltagirone . La caduta della forza lavoro ha coinvolto in misura più intensa gli operai (-36,3%) e i white collars (-30,3%) che non i giornalisti (-11,5%). Il peso di questi ultimi è aumentato dal 31,5% del totale occupati del 2011 al 38,3% del 2015, mentre la base operaia è diminuita dall’8% al 6,9% e quella impiegatizia dal 60,5% al 54,8%. I ridimensionamenti di giornalisti sono stati più importanti per Il Sole 24 ore (-16,9%), più ridotti per Espresso e Mondadori (dal -8% al -9%) mentre per Cairo Editore sono cresciuti del 23,3% (da 103 a 127 unità). Quanto alla composizione dei dipendenti, nel 2015 Itedi, Cairo Editore e Caltagirone hanno registrato la più elevata incidenza di giornalisti (rispettivamente 62,3%, 58,8% e 53,4%), mentre Mondadori la maggiore quota impiegatizia (72,8%), giustificata anche dalla maggior diversificazione delle attività; invece Itedi ha mostrato la minore quota impiegatizia (31,5%). L’ufficio studi di Mediobanca ha, infine, fornito un quadro di sintesi 2015 del panorama editoriale europeo, aggregando i maggiori operatori continentali per nazionalità (nove italiani, tre inglesi e francesi e due tedeschi). Da questo confronto è emerso che l’aggregato Italia segnala il maggior calo dei ricavi rispetto all’anno precedente (-4,2%), con Francia e Gran Bretagna pressoché invariate; in aumento il fatturato della Germania (+7,6%) grazie a quello del gruppo diversificato Axel Springer.(Milano Finanza)
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