Solo pochi giorni fa, precisamente l’11 marzo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Luca Lotti incitava tutti gli attori della filiera editoriale a dare ognuno il suo “prezioso contributo alla riforma” attraverso il Tavolo per l’editoria assicurando il suo impegno nel fornire risposte certe alle associazioni chiamate a riunirsi. Risposte che purtroppo, stavolta a causa del prolungarsi del dibattito politico sull’Italicum, sono state rinviate ancora una volta ed il Tavolo è slittato alle 15.00 del 12 maggio.
Sono una trentina le associazioni che rappresentano il comparto dell’editoria che il Governo aveva invitato a prendere parte al Tavolo, dagli editori ai giornalisti, dai distributori agli edicolanti, perché in un caso come quello della crisi dell’editoria ogni parte della filiera è strettamente interconnesso agli altri (dunque, nessuno se la passa troppo bene). I discorsi che il Governo intende affrontare con la filiera sono molto importanti e dovrebbero condurre a certezze per il presente e ad una riforma per tutto il settore.
Purtroppo però il 30 aprile rappresenta una scadenza che preoccupa molto gli editori: si chiudono i bilanci delle società e ancora non c’è la sicurezza del fondo pubblico del 2014 e dell’entità di quello per il 2015. “La preoccupazione reale – dichiara Caterina Bagnardi, presidente della Federazione Italiana Liberi Editori – che le aziende non possano chiudere i bilanci ha portato tutte le sigle che ieri si sono comunque incontrate (File, Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione, Mediacoop, Fisc, Fnsi, Articolo 21, Slc-Cgil, Anso, Uspi), quindi le sigle che sostengono la campagna Meno giornali = Meno liberi, a inviare una nota al Governo chiedendo che risponda formalmente entro il 30 aprile per contributi 2014-2015 e per richiedere invio formale, sulla base delle disponibilità incontrate nelle conversazioni telefoniche avute ieri con alcuni rappresentanti, delle risorse che il Governo intende impegnare, considerando che il fondo minimo per sostenere le imprese è di circa 70 milioni”.
Lotti è ben conscio delle problematiche della piccola e media editoria, così come di quella non profit, tanto che anche lo stesso sottosegretario aveva sottolineato che “ogni approfondimento che volessimo sviluppare all’interno del dibattito del Tavolo per l’Editoria non sarebbe possibile senza la risoluzione delle urgenze relative alla copertura dei contributi 2014 e alle previsioni per il 2015″.
Fatto sta che ogni giorno che passa, come ha ribadito più volte anche il coordinatore di Mediacoop e di Alleanza delle cooperative, Roberto Calari (clicca qui per approfondire), si fa sempre più realistico il rischio che “senza un’adeguata integrazione delle risorse a disposizione, chiuderanno moltissime testate e si perderanno migliaia di posti di lavoro“.
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