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Editori portoghesi in rivolta contro Google: invocano accessi a pagamento per articoli e news

In Portogallo la crisi economica continua a fare danni. Il paese iberico sta fronteggiando la peggior recessione mai registrata dal 1970 ad oggi. Nessun settore è stato risparmiato, tanto meno quello dell’editoria, da tempo ormai alle prese con problemi di ogni genere e tipo. Per questo motivo Alberico Fernandes, capo della confederazione lusitana dei mezzi di comunicazione sociale, ha alzato la voce chiedendo un incontro urgente con i leader del motore di ricerca più importante del mondo: Google. Oggetto dell’appello: fare in modo che gli accessi ad articoli e news, pubblicati sul colosso del web a stelle e strisce, diventino a pagamento.
Dal canto suo, Google, come ha già fatto con la Francia, ha fornito la piena disponibilità a cooperare con i media portoghesi per rendere più redditizi i propri contenuti e dare, così, una boccata d’ossigeno ad un settore particolarmente provato dalla congiuntura.
Non a caso, in Portogallo, specie negli ultimi mesi, molti editori, in particolari quelli che operano nel mondo della carta stampata, sono stati costretti ad operare tagli, licenziamenti e, nei casi più gravi, a dichiarare lo stato di crisi spalancando le porte alla chiusura dei rispettivi giornali. Quelli che sono riusciti a sopravvivere hanno, comunque, dovuto fare i conti con il netto calo delle vendite e con i mancati introiti provocati dalla diminuzione degli annunci pubblicitari delle copie cartacee.
In questo stato di crisi, l’unica eccezione è stata rappresentata dal comparto del mobile, dato in netta crescita, sia nei contatti che nella pubblicità.
Ecco perché gli imprenditori della carta stampata, hanno deciso di chiedere che gli accessi ad articoli e l’utilizzo delle Google News si trasformino a pagamento.
La società californiana, dal canto suo, tramite un portavoce, ha fatto sapere che intende negoziare un accordo anche se, almeno per ora, non è stato ufficializzato alcun incontro con la controparte.
Ancora più “tagliente” di Fernandes, è stato l’intervento di Francisco Pinto Belsemao, esponente di riferimento dei media portoghesi nonché presidente del Consiglio Europeo Editori.
Belsemao ha denunciato, a chiare lettere, che i motori di ricerca sul web, si appropriano indebitamente del 90% di tutti i profitti derivanti dalla pubblicità a pagamento su Internet.
Il leader del Cee ha rivendicato, altresì, il ruolo determinante dei contenuti veicolati dai media ai quali, però, restano solo “le briciole” in termini economici.
La “questione Google” lamentata da Fernandes e Belsemao non rappresenta comunque una novità.
La società di Mountain View, infatti, recentemente si è dovuta confrontare con problematiche simili sollevate anche da altri paesi europei. A dicembre dell’anno scorso, la piattaforma multimediale è scesa a patti con il Belgio che aveva chiesto di aumentare il gettito on line.
E ancora, il mese scorso, Google ha sottoscritto un accordo con il governo francese per il quale ha dovuto sborsare 60 milioni di euro da destinare ad un fondo speciale pro-media, ma senza alcun compenso per la pubblicazione dei link.
Con la Germania, invece, le trattative sono ancora in corso.
Ma non è finita qui. Si prevede che anche altri stati, attraverso le richieste dei propri editori, faranno presto sentire la loro voce.

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