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ECONOMIA DIGITALE: ITALIA UNO DEI PAESI PIÙ “TECNOLOGICAMENTE PIGRI” D’EUROPA

Solo 1,9% del Pil italiano deriva dall’economia digitale. Lo afferma uno studio del Boston Consuling.
Siamo trai Paesi più “tecnologicamente pigri” d’Europa, anche la Polonia ci supera e la Repubblica Ceca ci surclassa col 3,6%, domina in Europa la Gran Bretagna con il 7,2% del Pil. Eppure la copertura della rete è capillare (almeno nelle zone più densamente popolate) e la qualità buona, inoltre gli italiani trascorrono molto tempo su internet usando la rete anche per giocare a poker e fare la spesa. A farci retrocedere nella classifica è la politica industriale che è restia a trainare un mercato digitale. Tra i parametri della classifica, infatti, si sono anche la spesa e gli investimenti delle aziende e del governo nella rete.
Nel nostro Paese mancherebbe un’educazione a considerare la rete come un luogo di sviluppo economico e come motore trainante dell’economia. Non basterebbe dunque neanche eliminare l’Iva dall’e-commerce, come ha consigliato Marc Vos (partner del Boston Consuling), bisogna superare la diffidenza di governo e aziende verso la rete. Anche Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, qualche mese fa aveva parlato di educazione e mancata consapevolezza delle potenzialità delle nuove tecnologie che «possono dare una spallata a un sistema imballato. La rivoluzione digitale in atto può cambiare radicalmente i paradigmi dell’economia e della società». Argomentazioni riprese da Roberto Viola, segretario generale dell’Agcom, «nel periodo storico che stiamo affrontando l’apporto delle tecnologie e delle comunicazioni diventa fondamentale anche sotto il profilo economico».
Il 50° Congresso la Fitce, tenutosi a Palermo, si è concluso con un monito prerentorio: senza banda larga l’Italia non ha futuro; l’associazione degli ingegneri delle Tlc aggiunge: «Manca una cultura della Rete. Indispensabile raccogliere la sfida dell’innovazione». Siamo forse prigionieri della nostra virtuosa tradizione della manifattura e dell’artigianato, dei know-how consolidati nei secoli, del rinomato “made in Italy”?
Egidio Negri

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