Eric Schmidt è arrivato all’Eliseo alle 17 di ieri e se n’è andato poco prima delle 18. Non ha rilasciato dichiarazioni e non è stato possibile chiedergliene perché i giornalisti erano stati allontanati dal cortile del palazzo. Segno probabilmente che François Hollande e il padrone di Google non si sono messi d’accordo.
L’oggetto del contendere è la richiesta degli editori francesi che Google e gli altri motori di ricerca paghino una tassa, una specie di diritto d’autore, per quello che i giornali pubblicano e Internet rilancia.
Sono d’accordo anche gli editori italiani e tedeschi (una riunione si è svolta mercoledì a Roma) e al Bundestag di Berlino giace una proposta di legge, già battezzata «Lex Google», che sarà discussa a gennaio. Ma in Francia il problema è ancora più sentito perché Google detiene, da solo, il 90,2% del mercato. Il colosso di Mountain View ovviamente non ci sta. Fa notare che redirige «quattro miliardi di clic al mese» verso i giornali di tutto il mondo. E, in una lettera al governo francese del 18 ottobre, minaccia, in caso di approvazione della legge, di non pubblicare più i link dei giornali francesi. Controreplica durissima del ministro francese della Cultura e delle Comunicazioni, Aurelie Filippetti : «Non è con le minacce che si tratta con un governo democraticamente eletto».
Che la situazione sia bloccata lo dimostra il comunicato sul colloquio arrivato in serata dall’Eliseo, fiorito nella forma ma durissimo nella sostanza: «Il Presidente della Repubblica ha spiegato al suo interlocutore che lo sviluppo dell’economia digitale richiede un adattamento della fiscalità». E poi la road map: «Il Presidente si augura che dei negoziati possano iniziare rapidamente e concludersi da qui alla fine dell’anno fra Google e gli editori. Ha sottolineato che il dialogo e la trattativa gli sembrano la strada migliore ma che, se necessario, una legge potrà essere approvata, sul modello del progetto tedesco». Google avvisato…
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