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È SARDO IL NUOVO DIRETTORE DELL’UNITÀ

Ad una settimana dell’addio di Concita De Gregorio dopo tre anni al
timone dell’Unità, dall’8 Luglio Claudio Sardo sarà ufficialmente il suo successore.
Classe 1959, esordi a Paese Sera, direttore del settimanale delle Acli Azione Sociale, poi cronista parlamentare dell’Agenzia Asca e del Mattino di Napoli e sino ad ora redattore politico per il Messaggero e co-autore con Miguel Gotor di “Per una buona ragione” , libro-intervista su Pierluigi Bersani.
L’arrivo di Sardo all’Unità è stato accolto con ottimismo e fiducia, incoraggiandolo in quello che non sarà un compito facile, prima fra tutti quello di dare maggiore impulso sia editoriale che economico al quotidiano.
D’altra parte il quotidiano fondato nel 1923 da Gramsci non è nuovo né all’ alternarsi di momenti di discese e risalite in ambito editoriale e finanziario né al walzer di nomi e firme.
Dal Maggio 2008, su comunicazione di Marialina Marcucci , presidente della Nie (Nuova iniziativa editoriale) il quotidiano diviene proprietà di Renato Soru, ex presiedente della regione Sardegna e fondatore di Tiscali.
Nonostante i considerevoli finanziamenti pubblici di cui gode e i tentativi di rilanciare l’immagine editoriale del quotidiano anche con il restyling della versione on line, le sorti del giornale di Gramsci sono costantemente in bilico.
Il quotidiano da sempre è stato espressione di una precisa forza politica, essendo stato d’altra parte dal 1924 al 1991organo ufficiale del Partito comunista italiano, e questo ha costituito negli anni limite e vantaggio a seconda della corrente politica di maggioranza.
Sebbene l’informazione dovrebbe essere super partes da ogni credo politico, è chiaro ed evidente che ciò non può mai realizzarsi fino in fondo, dato il preciso schieramento politico che ogni giornale attraverso la sua linea editoriale sottende.
Ma a prescindere dal vento politico, l’intento del nuovo direttore è quello di imprimere al giornale un profilo di cultura democratica, che incentivi il diffondersi di consapevolezza e senso civico del cittadino, che spesso rischia di essere perso di vista in quella che è una lotta intestina tra editori che sottovalutano la capacità di attenzione critica del lettore.

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