La lettera che Fieg, Uspi, Anes, Mediacoop e Fisc hanno inviato a tutte le pubbliche amministrazioni per chiedere la sospensione del servizio di rassegna stampa gratuita sui siti internet ha sollevato parecchie polemiche. Non sono state poche le voci critiche tra le quali quella di Gianni Riotta: l’hashtag #nocensurerassegneweb, da lui coniato, ha scalato subito la classifica degli argomenti più discussi sul social network, coinvolgendo molti addetti del settore, ma anche diversi deputati e senatori, come i Pd Paolo Gentiloni, Marina Sereni, Vincenzo Vita e Andrea Sarubbi, Udc come Roberto Rao e Pdl come Maurizio Lupi, tutti schierati a difesa del diritto inalienabile del cittadino a leggere gli articoli della rassegna stampa della Camera.
Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo rivolto alcune domande al Presidente di Mediacoop, Mario Primo Salani.
DOMANDA: Egr. Presidente, qual è la motivazione sottesa all’invio della richiesta, alle pubbliche amministrazioni, di sospendere il servizio di rassegna stampa gratuita su internet?
RISPOSTA: Sono rassegne specializzate e generaliste molto curate, di elevato spessore, che nel loro insieme raccolgono e organizzano la totalità dell’informazione politica, culturale, istituzionale del Paese.
DOMANDA: Perché la lettera è indirizzata esclusivamente alle pubbliche amministrazioni?
RISPOSTA: Le PP.AA. sono state le prime destinatarie di questa richiesta perché si presuppone che, proprio per la loro natura di soggetti pubblici, siano più sensibili a riconoscere un qualche diritto delle testate sull’informazione da loro prodotta e resa disponibile senza alcun compenso. Questo convincimento, d’altra parte, era stato manifestato su uno dei tavoli c.d. tecnici avviati dal Dipartimento Editoria della Presidenza del Consiglio su impulso dei Sottosegretari Bonaiuti prima e Malinconico successivamente.
DOMANDA: Sotto accusa è il servizio di rassegna stampa in sé, la sua gratuità o il fatto che sia affiancato da strumenti tecnici per affinare la ricerca?
RISPOSTA: I servizi di Rassegna Stampa sono attività di grande rilievo, prodotti in Italia con grande e riconosciuta professionalità. Tutti gli strumenti che ne migliorino la fruibilità non possono che essere fattori che accrescono la loro qualità. Ma la fruizione non può essere gratuita se non quando esplicitamente ammessa.
DOMANDA: Nella lettera le Associazioni di editori dicono di aver avviato un’iniziativa per la gestione dei diritti d’autore spettanti agli editori. Di cosa si tratta?
RISPOSTA: Si è aperto, ed è in corso, un confronto con i produttori di Rassegne Stampa proprio per affrontare questi temi, in modo, se possibile, concordato e comunemente condiviso. Anche perché la tutela e la valorizzazione del prodotto (sia esso – per così dire – la materia prima sia la sua rielaborazione) è un interesse comune sia degli editori che dei produttori di Rassegne stampa.
DOMANDA:
Se una pubblica amministrazione viene meno alla richiesta, in cosa incorre?
RISPOSTA:
Non riteniamo che questo avverrà e, comunque, la lettera che è stata avviata ha l’evidente scopo di far riflettere e far crescere la consapevolezza che di tratta di interessi legittimi sia di chi produce l’informazione sia di chi la seleziona e la rende fruibile attraverso le Rassegne Stampa.
DOMANDA: Gli editori sono convinti che la messa a disposizione gratuita degli articoli nuoce ai giornali. Non potrebbe, invece, essere un mezzo per aumentare la visibilità e spingere ad acquistare i giornali?
RISPOSTA: Quelli che chiedono la valorizzazione dei propri contenuti evidentemente ritengono che la messa a disposizione in modo gratuito dell’informazione leda in qualche modo i propri interessi.
DOMANDA:
Ci faccia un esempio di una modalità “efficace” di remunerazione per l’utilizzazione delle rassegne stampa da riconoscere alle case editrici.
RISPOSTA: Ci sono al mondo un’infinità di modi già praticati (ricordo che una gestione come quella oggi in Italia è abbastanza rara) per riconoscere una valorizzazione dei contenuti. Per quello che riguarda il nostro paese si è aperto apposta un “confronto” tra le parti per trovare la soluzione più conveniente e rispettosa di tradizioni (si fanno, come detto, pregevoli Rassegne stampa centenarie in Italia) e di attese.
DOMANDA: L’iniziativa si inserisce in una più ampia lotta all’utilizzazione del diritto d’autore on line?
RISPOSTA: Il problema è in generale il Diritto d’Autore. L’on line lo ha esasperato, ma anche l’evoluzione capitalista ha contribuito a porre il tema in modo spesso “fondamentalista”. È indubbio che la crescita dell’interesse dell’impresa capitalista per la “cultura” e le “produzioni culturali” impone il problema della proprietà dei contenuti, ma è altrettanto vero che la crescente e naturale vocazione del capitalismo a passare dal rischio alla rendita non può consentire che ammesso il diritto questo sia spropositato. La limitazione (senza se e senza ma) della “circolazione” delle idee, cioè dell’informazione uccide le idee e l’informazione. Non è in alcun modo accettabile, nell’interesse dello stesso capitalismo, che si assecondi il suo sostanziale masochismo indotto dalla massimizzazione del profitto immediato. Questo, senza considerare che la cultura nel suo senso più lato prodotta con il contributo del “pubblico” (e in tutti i paesi del mondo il ruolo dello Stato nel produrre e favorire cultura è cospicuo) non può in nessun modo essere “privatizzata” senza le necessarie autorizzazioni (e non viceversa).
DOMANDA:
L’atteso regolamento che l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni dovrebbe varare entro maggio potrebbe cambiare la situazione e regolarizzare anche il settore delle rassegne stampa?
RISPOSTA:
Io spero intanto che non cambi alcuni principi costituzionali che affidano al giudice cioè ad una Autorità terza e non ad una autorità amministrativa di incerta autonomia dall’Esecutivo, il compito di decidere chi e cosa includere e chi e cosa escludere dalla libera circolazione dell’informazione e quindi dalla costruzione della “cultura” intesa, come adesso va di moda dire,come bene comune.
DOMANDA:
In Parlamento è stato presentato, dal Sen. Butti, un disegno di legge recante modifica all’articolo 65 della legge 22 aprile 1941, n. 633, in materia di tutela della proprietà intellettuale dell’opera editoriale (AS. 2297). Potrebbe essere la soluzione cercata?
RISPOSTA:
Mi sembra che sia nel segno di quanto detto e, quindi, occorrerà soltanto seguirne con attenzione l’iter parlamentare.
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